Per noi l’8 marzo è oggi e tutti i giorni dell’anno, perché rifiutiamo di legarci a una convenzione fatta di rituali. Cosa c’è poi da festeggiare? Per noi l’8 marzo è nel dolore delle madri dei giovani migranti che muoiono nei viaggi della speranza. E’ nel coraggio delle donne che denunciano la violenza subita. E’ nel sangue delle partigiane che hanno combattuto per la libertà.
E’ nella disperazione di una madre quando scopre che il figlio ha una grave patologia, che non può essere curata in Italia perché hanno tagliato i fondi alla sanità pubblica e non hanno investito nella ricerca. E’ nella preoccupazione di una giovane madre che lavora, perché a scuola hanno tagliato il tempo pieno. E’ nel calvario della madre di un bambino diversamente abile, perché viviamo in un Paese che considera questi suoi figli un peso e non una risorsa.
Non cerchiamo un gesto consolatorio, non abbiamo mimose da regalare. Non vogliamo assolverci dalle nostre responsabilità, non abbiamo pensieri gentili. Le nostre mani sono nude e tese verso voi, nell’attesa e nella speranza che anche voi tendiate le vostre verso noi. Sarà allora che ci uniremo in una presa forte e sicura e le labbra pronunceranno una sola parola: insieme. Perché solo se uniti potremo provare a cambiare questo mondo per lasciarlo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato.
Non fatevi ingannare da chi dice che siete l’altra metà del cielo. Siete molto di più. Senza di voi il cielo non esisterebbe, senza di voi non ci sarebbe vita. Speriamo di vedere la piazza dell’11 marzo piena di donne, perché i vostri colori trasmettono gioia, perché la vostra passione fa emozionare. E sarà bello camminare insieme, in una piazza antagonista e conflittuale, per conquistarci una vera democrazia, che non sia quella imposta dai padroni, e costruire una società più giusta.
Lasciamo le mimose sugli alberi e regaliamoci un futuro migliore.