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Pubblico impiego // RSU

RSU 2025. L'unico voto utile: quello per l'alternativa sindacale

Roma,

Le elezioni RSU che si svolgeranno tra lunedì 14 e mercoledì 16 aprile assumono un peso maggiore del solito. In un contesto in cui l’economia di guerra diventa sempre più palpabile, a farne le spese sono, tra gli altri, i 3 milioni di dipendenti pubblici che ogni giorno, tra mille difficoltà, mandano avanti questo Paese. Durante il Covid alcuni di loro sono stati definiti eroi. Sicuramente tutti hanno assicurato la tenuta sociale del Paese.

Oggi a quegli stessi lavoratori e lavoratrici il Governo ha proposto un contratto che fa perdere loro il 10% del potere di acquisto dei salari. Gli effetti reali degli aumenti farsa oggi sono visibili sull’unico contratto rinnovato, quello delle Funzioni Centrali, e tra lavoratrici e lavoratori cresce la consapevolezza che la storia del "miglior contratto possibile" era una solenne presa in giro.

Al grido di “più di questo non si poteva fare” il Ministro Zangrillo prepara un disegno legge per riproporre l’ennesima trovata sulla valutazione del merito, per infierire sui già magri stipendi e sulle aspettative di carriera. Non bastasse, forbici alla mano, si appresta a tagliare le piante organiche di gran parte della PA del 25% con buona pace dei precari che aspettano la stabilizzazione e dei dipendenti a tempo indeterminato che avranno ancora maggiori carichi di lavoro da sostenere, con tutto ciò che ne consegue, anche in tema di valutazione, per l’appunto.

Come dire, nell’economia di guerra, il Governo dichiara guerra ai dipendenti pubblici.

In questo contesto tra le organizzazioni sindacali apertamente schierate con il Governo e altre che fanno esercizio di equilibrismo tra mille ambiguità e distinguo, l’unica voce forte e chiara è quella di USB PI: contro la guerra, per aumenti salariali almeno pari all’inflazione, per un milione di assunzioni a partire dalla stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari, per il diritto alla carriera e contro la valutazione utilizzata come una clava messa in mano alla dirigenza.

Non abbiamo firmato il CCNL nel 2018 perché a perdere. Altrettanto abbiamo fatto quest’anno e non ci piegheremo per qualche spicciolo in più.

Oggi come ieri, con Brunetta o con la Madia, con Zangrillo come con la Dadone, USB PI è stata sempre dalla stessa parte, quella dei dipendenti pubblici. Senza governi amici o amici nei governi. Convinti che l’indipendenza sindacale sia un valore non negoziabile e unica garanzia per lavoratrici e lavoratori.

Un’indipendenza che rivendichiamo orgogliosamente anche nei posti di lavoro, dove mai ci troverete invischiati con dirigenza e vertici delle amministrazioni, dove ci battiamo ogni giorno per difendere diritti e sicurezza dei dipendenti pubblici.

Per questo partecipiamo alle RSU convinti che, oltre al significato nazionale, siano uno strumento di democrazia nelle mani di lavoratrici e lavoratori nei luoghi di lavoro: ne difendiamo l’autonomia dalle centrali sindacali, ci battiamo perché al loro interno i regolamenti consentano la massima agibilità democratica, la libertà di azione e di espressione di ogni singolo eletto. 

Il voto di queste elezioni RSU è una scelta di campo a cui nessun dipendente pubblico può sottrarsi, chi pensa sia tempo di cambiare deve votare USB PI e rafforzare l’unica reale alternativa sindacale nel pubblico impiego. Chi pensa che nei luoghi di lavoro ci siano troppe ingiustizie deve votare USB PI per fare giustizia insieme!

USB Pubblico Impiego