Siamo alla vigilia di una giornata di mobilitazione indetta dalla RdB INPS che vedrà coinvolte le venti Sedi pilota, presso le quali l'Amministrazione sperimenta una riorganizzazione imposta e forzatamente calata nella quotidianità di tutti i lavoratori dell'Istituto.
Un riassetto organizzativo tarato esclusivamente sulle esigenze dell'Amministrazione, che non vede coinvolti proprio coloro i quali (i lavoratori) quella ristrutturazione dovranno attuare e subire.
Una ristrutturazione che costa in termini di risorse (220 mln di euro in favore di KPMG), e che di contro comporterà solo sacrifici per i dipendenti INPS, in termini di maggiori carichi di lavoro, mobilità coatta, modifica delle condizioni lavorative (quali per es. le variazioni di orario di lavoro e di servizio), a fronte dei quali non sono previste risorse economiche aggiuntive e/o possibilità di progressioni di carriera, anche solo economiche.
La RdB non ha firmato alcun accordo in siffatta materia e ritiene che non si possa, e non sia neppure immaginabile, implementare un'organizzazione del lavoro parcellizzata e frammentata che getta alle ortiche professionalità faticosamente acquisite e costruite nel corso di questi ultimi decenni al fine, con ogni probabilità, di affidarne all’esterno la gestione.
Il disegno organizzativo in via di sperimentazione, inoltre, non solo non pone rimedio all’endemica carenza di personale che caratterizza la vita dell'Ente, ma ne acuisce le conseguenze, non consentendo utili sinergie tra i diversi uffici, tramite le quali, fino ad oggi, i vertici dell’Istituto hanno fatto di necessità, virtù.
L'Amministrazione rispolvera un modello di organizzazione del lavoro di stampo "fordista", oramai stantio, che confligge, peraltro, in modo stridente, con il quadro normativo contemplato dall'attuale CCNL, il quale prevede un mansionario unico di area, proprio in ragione della tanto declamata "organizzazione piatta", perseguita attraverso la piena integrazione e sinergia tra i diversi processi produttivi.
Siamo convinti - ed i risultati ampiamente positivi, conseguiti dal primo Ente previdenziale italiano, supportano la nostra tesi - che, ferma restando l'indifferibile esigenza di bandire nuovi concorsi e di procedere per tal via a nuove assunzioni, l'attuale assetto organizzativo renda quanto meno possibile - a dotazione organica effettiva invariata - fornire risposte alla pressante ed incessante domanda di tutela proveniente dalla platea dei cittadini-utenti, consentendo, tramite il collaudato modello per "processi", una piena fungibilità e sussidiarietà che, sole, al momento, garantiscono risposte agli attuali livelli di crescita di adempimenti e di prestazioni richieste all'Istituto.
Non ci si può, invero, dotare di una nuova veste organizzativa, occultando il vero problema che nella sostanza attanaglia la previdenza italiana: le misere prestazioni pensionistiche che, se e quando verranno erogate, non garantiranno, alle attuali generazioni di lavoratori - costituite prevalentemente da precari venti/trenta/quarantenni, ricadenti nel c.d. "regime contributivo pieno" - i benché minimi livelli di sopravvivenza.
Il lifting al quale verrebbe sottoposto l’Ente non genererebbe alcun beneficio per i cittadini/assicurati e per noi lavoratori, avendo come obiettivo principe la destrutturazione dell’INPS, che porrebbe le premesse per una futura privatizzazione della previdenza, attualmente pubblica e obbligatoria.
I segnali in tal senso sono precisi ed univoci: si parte con lo scorporo (spin-off) delle entrate contributive (flussi) dalle prestazioni (complessivamente intese), vi si aggiunge, per mano del ministro Sacconi, il condimento della devoluzione delle prestazioni di CIGO e CIGS in favore degli Enti bilaterali (gestiti in modo paritetico dai sindacati complici e dai datori di lavoro), dell’affidamento di disoccupazione e mobilità agli enti locali, massicce esternalizzazioni delle attività core e di supporto, ed il piatto, da servirsi rigorosamente freddo, è quasi pronto.
Si profila all'orizzonte, dunque, un clamoroso conflitto di interessi per i confederali, che da una parte dovranno in qualche modo gestire le vertenze contro i licenziamenti o i ricorsi un po’ troppo “allegri” alla CIG e dall'altra saranno chiamati contestualmente ad erogare proprio tali prestazioni, che almeno in teoria dovrebbero invece contrastare nell'interesse dei lavoratori, e che prevede, oggi, la gestione di oltre 24 miliardi di contributi all’anno.
Sta a noi lavoratori, tramite il coinvolgimento delle RSU e delle OO.SS. non concertative, sensibilizzare la platea dei soggetti esterni all’Ente, rintuzzando - anche attraverso l’attiva partecipazione alle iniziative di mobilitazione che via via la RdB organizza - il ferale attacco, che il potere politico, con l’incondizionato avallo dei vertici INPS, infligge ai diritti e alla dignità dei lavoratori di questo Istituto e di milioni di cittadini/utenti delle attuali e future generazioni.
Coordinamento regionale RdB INPS Puglia