A breve distanza dall’incontro di saluto del Direttore generale vicario al quale abbiamo chiesto un maggiore rispetto della correttezza delle relazioni sindacali interne, ci è giunta l’informativa su “chiarimenti sul regime delle pause”.
Magnifico!!! Proprio la risposta che attendevamo dopo aver ripetutamente chiesto un tavolo sindacale tecnico per affrontare tutta la materia relativa ad orario di lavoro, reperibilità, banca delle ore, turnazioni, ecc…
Ancora una volta l’Amministrazione agisce in modo unilaterale e informa sindacati e lavoratori che, a seguito di un chiarimento dell’Aran, del quale riteniamo si potesse tranquillamente fare a meno, la pausa pranzo diventa obbligatoria dopo le sei ore di lavoro, superando pure la questione dei 10 minuti di pausa. Inaudito!!!
Il problema sta nei contenuti del quesito posto all’Aran dall’INPS, che non è stato diffuso dall’Amministrazione, evidentemente teso ad avere quel tipo di risposta dall’Agenzia negoziale che, lo ricordiamo, rappresenta le amministrazioni pubbliche, quindi anche l’INPS, di fatto la controparte delle organizzazioni sindacali e non un organismo super partes.
Questo espediente dell’Amministrazione diventa ancora più inaccettabile se si paragona all’atteggiamento che la stessa assume in vicende legate agli appalti. Ad esempio “il Fatto Quotidiano” nell’articolo “POSTE, FAVORI PREVIDENZIALI” del 23 febbraio scorso scrive che l’Antitrust, l’autorità garante della concorrenza, ha presentato ricorso al TAR del Lazio per “annullare il bando di gara INPS sui servizi postali” , in contrasto con l’articolo 2 del Codice degli Appalti, visto che l’Inps non intendeva ascoltare i rilevi dell’Authority. In questo caso l’Amministrazione ha fatto la voce grossa con l’’Authority “non ritenendo significativi i suoi rilievi”, rivendicando in tal modo un’autonomia decisionale con l’estrema fermezza di chi vuole farsi rispettare, mentre quando si tratta dei rilievi del MEF o la Funzione Pubblica fa un piccolo starnuto, pardon un “significativo rilievo”, nella stessa Amministrazione inizia la gara a chi per primo e in modo più vessatorio nei confronti dei lavoratori dà conseguenza a quei rilievi.
E anche quando i rilievi non ci sono l’atteggiamento non cambia. E’ quanto accaduto con le “pause dal lavoro”, con il rilascio di un messaggio, il N. 876/2016, che è in contrasto addirittura con le procedure informatiche di cui la stessa Amministrazione si è dotata. Pronta la risposta della USB con la lettera di ieri, 25 febbraio, con la quale si chiede il ritiro di quel messaggio, la conferma del messaggio N. 10648/2013 che chiariva che la pausa dei 10 minuti è volontaria, nonché l’apertura di un confronto chiarificatore sull’intera materia.
Sappiamo che nell’aria c’è l’idea da parte dell’Amministrazione di voler mettere mano all’orario di lavoro, a partire dalla Direzione generale. Queste manovre, molto approssimative, ne sono evidentemente l’antipasto.
Quando si tratta di affrontare questioni che riguardano i dipendenti, quindi, l’Amministrazione si comporta come il peggiore dei padroni e ci troviamo a fronteggiare un atteggiamento sprezzante nei confronti dei lavoratori dell’Ente e decisioni assunte senza il minimo confronto sindacale.
Una modalità che si è ripetuta in diverse occasioni, come nella modifica dell’orario di servizio, nel rendere obbligatoria la pausa dal lavoro che è diventata di 30 minuti, nell’impedire la pubblicazione dei bandi per i passaggi economici con decorrenza gennaio 2015 richiamando note fantasma del MEF, nel non inquadrare a tutti gli effetti i vincitori delle selezioni per C1 con decorrenza 2011.
Un coraggio da leoni e la rivendicazione di autonomia quando si tratta di fronteggiare le Authority indipendenti sugli appalti o la Corte dei Conti per qualche incarico esterno, mentre quando in ballo ci sono i diritti dei lavoratori l’autonomia contrattuale dell’Ente viene accantonata per assecondare la furia fustigatrice di ministeri che con il loro personale non sono poi così rigorosi. Ma tant’è, sembra che questa Amministrazione trovi una propria ragione d’esistere nel maltrattare i dipendenti, salvo poi chiedergli come in queste ore di essere uniti per difendere l’Inps da chi vuole fare chiarezza su una mancata entrata contributiva di 40 milioni!!! Da quello che leggiamo sulla Intranet, ci sembra di poter affermare che la luna di miele dei lavoratori dell’Istituto con i vertici sia ormai finita. Evidentemente oggi in molti si accorgono con chi hanno a che fare e di quali politiche sulla previdenza e sul personale sono portatori. Ci aspettiamo che ora qualcuno, anche all’interno del Governo, si interroghi sui ripetuti rilievi della USB sulla carenza da parte di Presidente e Direttore generale dei requisiti previsti dalle norme per l’assunzione di tali incarichi.
Dal Direttore generale vicario ci aspettiamo un radicale cambio di rotta nel rispetto della dignità dei lavoratori e delle relazioni sindacali. Se si vuole realmente coesione si dia il giusto segnale, a partire dal ritiro del Messaggio Hermes N. 876 del 2016.