Circola la voce che il Messaggio Hermes N. 743, inviato in data 18 febbraio a tutto il personale dal Direttore centrale della Vigilanza, sia stato trasmesso all’Area della responsabilità disciplinare per la valutazione di eventuali azioni sanzionatorie nei confronti del dirigente.
Se la notizia fosse vera ci troveremmo di fronte ad un grave atto intimidatorio nei confronti di chi dirige il lavoro degli ispettori di vigilanza che ha portato all’accertamento di 40 milioni di evasione contributiva da parte delle società del gruppo Enel. Ricordiamo che a questa vicenda è legata la sospensione volontaria dall’incarico decisa dal Direttore generale dell’Inps che, all’epoca dei fatti contestati, era Capo del Personale di quell’azienda.
Di cosa si possa accusare il dirigente della Vigilanza ci è oscuro, dal momento che il giorno prima dell’invio del suddetto messaggio erano accaduti alcuni fatti che è bene tenere presente per esprimere una valutazione compiuta.
Il 17 febbraio, infatti, era stato diffuso il Messaggio Hermes N. 734 contenente il comunicato stampa con cui l’ente annunciava di aver querelato il quotidiano “Libero” per una presunta “campagna di stampa dai contenuti palesemente diffamatori e gravemente lesivi della reputazione dell’Inps”. A noi sembra che l’Inps farebbe bene per prima cosa a chiarire i fatti contestati, che risultano molto gravi. Ebbene nel comunicato stampa dell’Ente, inviato a tutti gli organi d’informazione, con riferimento alla sanzione disciplinare comminata al Direttore centrale della Vigilanza per fatti risalenti a quando era Direttore regionale della Toscana, c’era scritto testualmente – “… La sanzione disciplinare non è stata peraltro sospesa dal tribunale al quale ha fatto ricorso il dirigente…”.
Per quanto di nostra conoscenza il giudice si è limitato a respingere il ricorso d’urgenza ex art. 700 non ravvisando il periculum in mora, ovvero il danno causato dal ritardo con cui si arriverà al giudizio di merito, rinviando appunto la questione al dibattito sul merito. La sottolineatura del comunicato stampa dell’Inps più o meno inconsapevolmente lascia invece intendere che il giudice non abbia riconosciuto le ragioni del dirigente ricorrente, danneggiando in tal modo l’immagine dello stesso non solo all’interno dell’Istituto ma, con l’invio alla stampa, anche all’esterno.
Il Direttore centrale della Vigilanza ha ritenuto, quindi, di utilizzare lo stesso mezzo, il messaggio Hermes, limitandosi ad una sua diffusione all’interno dell’Ente, per difendere la propria onorabilità di fronte ai suoi collaboratori e a tutto il personale. Nel messaggio ha spiegato lo stato effettivo del ricorso presentato avverso la sanzione disciplinare ricevuta dall’Inps e il suo operato nell’attività ispettiva che ha coinvolto l’Enel, anche per difendere il lavoro e l’impegno degli ispettori di vigilanza che è chiamato a coordinare.
Sempre il 17 febbraio, il giorno prima del messaggio Hermes incriminato, il Direttore generale dell’Inps rilasciava dichiarazioni alla stampa con frasi di questo tipo – “… le mensilità aggiuntive, oggetto di contestazione da parte dell’Inps, esistono dal 1963. Mai prima d’ora – sottolinea – le prassi applicate sono state contestate. Perché solo oggi si pone il problema?” (ANSA). E ancora – “… Come mai – prosegue – “Inps si interessa delle somme erogate a titolo di incentivazione all’esodo da Enel solo a valle di un verbale della Guardia di Finanza del 2012? Non c’erano mai state altre ispezioni Inps in precedenza? Perché il verbale della Guardia di Finanza del 2012 è stato ritirato in autotutela?” (ANSA). Ma chi è che sta parlando, il Direttore generale dell’Inps o ancora il Capo del Personale dell’Enel? Stando al tono delle dichiarazioni riteniamo che la domanda sia lecita.
Passando ad un’altra fonte giornalistica on line, il Secolo Trentino, si leggono altre dichiarazioni sempre attribuite al Direttore generale dell’Inps – … 3. Cosa è successo da quando, il “supertestimone” (si riferisce al Direttore centrale della Vigilanza n.d.r.) ha avuto contezza del verbale di chiusura dell’ispezione (iniziata nel 2012), fino al marzo 2015, data in cui gli ispettori si presentano in Enel per dare avvio alla seconda tranche di ispezioni (la mia nomina è del 27 febbraio)? 4. Il 27 febbraio 2015, data della mia nomina a Direttore generale di Inps, non era forse già in corso l’indagine interna che ha poi portato alla sospensione del “supertestimone”, da me disposta? 5. Se Inps ha ragione con riferimento alla contestazione sollevata nei confronti di Enel, a quanto ammonta il danno per l’Istituto, a seguito del ritardo, di cui al punto 4, nell’avvio della seconda ispezione, per effetto della prescrizione intervenuta con riferimento all’anno 2009? 6. Come mai il “supertestimone”, già sospeso dal servizio, non ha prontamente segnalato al magistrato, la prima volta che è stato ascoltato, le asserite pressioni, l’esistenza del mio potenziale conflitto d’interesse e tutto ciò che ha ritenuto di dover poi verbalizzare nella “testimonianza fiume (quasi 10 ore)” solo due mesi dopo? Anche se le espressioni sembrano ancora una volta quelle del Capo del Personale di Enel, è invece il Direttore generale dell’Inps a rilasciare dichiarazioni che mettono in discussione senza mezzi termini l’operato della Direzione centrale Vigilanza. Ci sembrano affermazioni molto rilevanti dal punto di vista disciplinare e invece ad essere deferito è il Direttore centrale della Vigilanza...
Perché il Direttore generale dell’Inps può utilizzare la propria casella di posta istituzionale per annunciare le sue dimissioni, come ha fatto il Dott. Cioffi nella serata del 17 febbraio, arricchendo la mail con giudizi inopportuni su volantini sindacali (è ovvio che si riferisse a quelli della USB n.d.r.) che secondo lui non avrebbero nulla a che vedere con i compiti istituzionali? Stiamo scherzando? Parlare di un’evasione contributiva da 40 milioni non è compito istituzionale per un sindacato come USB che mette la lotta all’evasione tra i punti principali delle proprie piattaforme? Ed evidenziare che è stato nominato Direttore generale dell’Inps un dirigente che non ha i requisiti previsti dalle norme per tale incarico non è forse tra i doveri di un sindacato come USB che si batte perché le regole siano rispettate da tutti e per primi dai vertici dell’Ente? Ancora una volta a parlare ci sembra che sia più il Capo del Personale di Enel che il Direttore generale dell’Inps.
Ci sono nostri delegati che sono stati sanzionati per l’invio di un volantino dalla loro casella istituzionale, oppure lavoratori a cui è stata comminata una sanzione disciplinare per una mail di solidarietà con un’iniziativa sindacale della USB e il Direttore generale dalla sua casella può scrivere ciò che vuole e a chi vuole? Con un comunicato stampa ufficiale dell’Inps si può delegittimare un dirigente senza essere chiamati a risponderne? E perché a querelare “Libero” è stato l’Inps, mentre il Direttore generale, chiamato pesantemente in causa dal quotidiano diretto da Belpietro, si è guardato bene dall’agire contro la testata giornalistica?
All’Inps è in atto una vera e propria repressione e c’è ormai un clima di intimidazione verso chi chiede trasparenza e rispetto dei diritti. Molti dirigenti, generali e non, si sono convertiti al ruolo di apostoli del nuovo verbo e girano di sede in sede portando la parola del neo profeta riassunta nel motto “Stiamo uniti”. Per fare cosa dovremmo essere uniti al momento non è chiaro.
Dopo la partecipatissima manifestazione nazionale del 19 febbraio davanti alla Direzione generale dell’Inps, dove si è poi svolto un corteo interno e un incontro con il Presidente al quale abbiamo chiesto di rimettere il mandato, nei prossimi giorni continueremo la nostra Campagna nazionale “LIBERIAMO L’INPS” per restituire valore alla previdenza sociale pubblica.
L’Area della responsabilità disciplinare valuti con grande attenzione e massima indipendenza quanto riportato nel presente comunicato.