In due righe offensive, la terza sezione del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha liquidato pochi giorni fa il ricorso inoltrato dal Comune di Guidonia contro la decisione assunta unilateralmente dal nostro beneamato presidente il 5 aprile scorso di chiudere l’Agenzia di Collefiorito (vedi determinazione n. 77).
Il ricorso, infatti, è apparso ai giudici “non meritevole di alcun accoglimento, in considerazione del carattere ampiamente discrezionale circa la riorganizzazione interna dell’Istituto”. Come dire, non vogliamo mettere mano (magari sollevare vespai) in qualcosa che tutto sommato non ci riguarda, perché interno all’INPS. Dimenticando due piccoli particolari, che potremmo definire quisquilie: l’utenza (della quale l’amministrazione si riempie tanto la bocca, ma poi sballotta da un capo all’altro della città impunemente) ed i risparmi (la cui gestione adesso si sta rivelando palesemente antieconomica, insomma una spending al contrario). E meno male che, dal 2008 ad oggi, le determinazioni, i messaggi e le circolari piovuteci tra capo e collo, alla base di una riorganizzazione non condivisa, sono state tutte improntate alla finalità di “venire incontro alle esigenze dell’utenza”.
Una presa per i fondelli infinita, per i cittadini residenti nel terzo comune della regione per densità di popolazione, anche se c’è da chiedersi quanto contano le persone, costrette adesso a spostarsi, per i giudici della terza sezione del TAR.
Come avevamo già avuto modo di rilevare nei precedenti comunicati del Lazio 12 e 18 i soldi e gli interessi vengono sempre prima dei servizi e del personale. E qui casca l’asino malamente. Perché, anche dal punto di vista economico, la trovata di chiudere l’Agenzia e spostare i dipendenti a Tivoli, a fronte dei locali messi a disposizione gratuitamente dal comune, si è tradotta in un boomerang. La direzione regionale si è prontamente giustificata asserendo di non essere a conoscenza della disponibilità dei locali ex INPDAP, per i quali resta necessario comunque provvedere al cambio di destinazione d’uso, situati nel centro città.
Nel marasma generale, l’amministrazione ha guadagnato tempo facendo solo il suo gioco, non presentandosi alla prima udienza in tribunale e costringendo in questo modo il TAR ad un rinvio. Con l’obiettivo palese di arrivare al prossimo dicembre e tanti saluti alle sbandierate esigenze di economicità gestionale e di prossimità con l’utenza, peraltro contrabbandate a più riprese come prioritarie.
Considerato l’inaccettabile dispositivo allegato e prendendo atto della piega che hanno preso gli avvenimenti, la USB INPS ritiene a questo punto indispensabile avviare un serio e duraturo percorso di forte mobilitazione che coinvolga anche la cittadinanza attiva, per scongiurare non soltanto la chiusura dell’Agenzia nel suo complesso, ma anche la sua trasformazione in un qualsivoglia Punto INPS. Deve infatti essere chiaro che si tratterebbe dell’ennesimo avamposto, dove un pugno di colleghi sarebbe costretto ad affrontare quotidianamente una utenza sempre più inferocita che più di qualcuno purtroppo si ostina a metterci contro. La parola d’ordine deve perciò restare la stessa che ci ha portato a cominciare insieme una battaglia troppo frettolosamente abbandonata e che ora va ripresa nell’esclusivo interesse del personale e delle migliaia di utenti stufi di "spending".