La grande assemblea svoltasi presso la Direzione Generale la scorsa settimana, aldilà di ogni legittima interpretazione, ha fatto emergere un dato decisamente incontrovertibile, del quale i vertici della Amministrazione dovrebbero prendere atto: il senso di appartenenza dei dipendenti, compatti nella difesa dell’Istituto. Il fiume di persone che ha prima inondato i corridoi del palazzo per eccellenza, per poi straripare nel cortile dello stabile, ha chiaramente indicato nel solco già tracciato dall’esito referendario la precisa volontà di chiudere definitivamente il capitolo privatizzazioni. Con buona pace della KPMG e affini. Insomma per tutti quanti vorrebbero imperterriti proseguire nello smantellamento cieco dell’INPS. Adesso i dirigenti in primis, fautori di una riorganizzazione fallimentare, devono essere consapevoli del fatto che, con il loro comportamento asservito, stanno dando giorno dopo giorno un fattivo contributo alla demolizione dell’Istituto. E saranno ricordati per questo. Che lo abbiano fatto inconsapevolmente o meno. Nelle stesse ore in cui da tutta Italia l’onda perfetta si riversava in DG a difesa del cuore pulsante del welfare, il popolo degli indignati scendeva nella piazza di Montecitorio per protestare in difesa dei precari contro l’arroganza del governo. Nel contempo il decreto che prevede l’istituzione (dove possibile) dei cosiddetti poli integrati degli Enti previdenziali è divenuto legge, con l’articolazione di “un nuovo modello flessibile di sinergie” che definisce le sedi logistiche uniche dove gli utenti possono fruire dei servizi pubblici richiesti. Peccato, per i fautori della novità a tutti i costi, che la nebbia svanisca ed ogni cosa si sveli con chiarezza, quando è possibile toccare con mano in cosa consistano le fantomatiche “Case del Welfare” trovandole sistemate nella nuova Fiera di Roma, in occasione del recente forum della Pubblica Amministrazione, sotto il maxistand della KPMG!!! Insomma, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E nel Lazio, purtroppo, si prosegue allo stesso modo. Mentre la direzione regionale riesce ad inanellare la quarta diffida (questa volta nazionale unitaria) in soli 7 mesi e il tristemente famoso “barone Bruno” prosegue imperterrito nello smantellamento intrapreso (stavolta al Casilino), come se si trattasse di un gioco o della solita scommessa da vincere, il direttore dell’area metropolitana romana (evidentemente per non essere da meno) modifica, sua sponte, l’accordo riguardante la chiusura degli sportelli nel periodo estivo (peraltro definito con le OOSS il 9 giugno scorso) ed emana, alla chetichella, un nuovo inaccettabile ordine di servizio non condiviso. Per non parlare delle posizioni gratuitamente precostituite (il caso della recente assegnazione alla linea di prodotto servizio “Prestazioni a sostegno del reddito” di un funzionario inesperto proveniente dall’area Aziende ha dell’incredibile!) e delle risibili richieste di autocertificazione per gli aderenti alla assemblea in DG. Tutto ciò mentre nelle sedi la produzione com’era prevedibile cade a picco ed il servizio all’utenza risulta di fatto peggiorato (cfr. doc. Frosinone emblematico). Nel caos generale, c’è chi continua a vendere tappeti o pubblicizzare incredibili assicurazioni, al fine di coprire eventuali danni derivanti da intese vergognose. In realtà abbiamo un solo difficile dovere: salvare l’INPS dalla privatizzazione!