L’iniziativa della USB di interrompere la prolungata assenza di notizie su alcuni argomenti di grande attualità, chiedendo ed ottenendo un incontro con il Capo del Personale, ha scatenato la reazione scomposta della CISAL e quella più pacata, ma altrettanto piccata, di CGIL-CISL-UIL.
Rispetto alla questione esuberi e al pensionamento con le norme antecedenti la Riforma Fornero, ci siamo limitati a riportare fedelmente quanto detto dal Capo del Personale. Ci sono stati fraintendimenti? Avrebbe dovuto chiarirli la stessa amministrazione e nessun sindacato si sarebbe dovuto prestare a fare da megafono per conto della stessa.
Dopo l’uscita del nostro comunicato, alcuni colleghi che avevano ricevuto la lettera con la richiesta di assenso al pensionamento in deroga alle attuali norme e maturato la decorrenza alla pensione hanno inviato la comunicazione di preavviso per la cessazione dal servizio. Nella stessa serata di venerdì siamo stati raggiunti più volte telefonicamente da un allarmato Responsabile dell’Ufficio Relazioni Sindacali che ci comunicava che i lavoratori non avrebbero percepito l’assegno pensionistico perché la spending review richiede una gestione collettiva delle uscite, anche per non lasciare sguarnite le sedi.
Abbiamo invitato il dirigente dell’INPS a non addossare alla USB la responsabilità di quanto stava accadendo anche perché la nostra comunicazione sindacale si limitava a chiarire che i termini temporali del preavviso per il lavoratore sono due mesi e non sei. Abbiamo quindi sollecitato l’amministrazione ad emanare un messaggio di chiarimento e a ritenere valide in ogni caso le domande nel frattempo presentate dai colleghi.
L’amministrazione non è intervenuta in alcun modo ma in suo soccorso è arrivata la CISAL, con un comunicato intriso di forte e gratuita polemica nei nostri confronti, ovviamente evitando di nominarci espressamente per quell’ipocrisia tipica di certo sindacalismo.
Lasciateci fare alcune considerazioni. Con quale coerenza l’amministrazione manda a casa i comandati e poi si preoccupa di ritardare le uscite della spending review per non lasciare sguarnite le sedi? Perché il vertice dell’ente non si è opposto con forza al taglio dell’organico? Contro la spending review noi abbiamo scioperato, mentre altri sindacati si sono limitati a scrivere comunicati. Certamente il problema non va affrontato ritardando volutamente il pensionamento dei colleghi, perché è questo invece che sta avvenendo.
USB si presenterà alla riunione del 18 novembre chiedendo che sia data la possibilità a quanti hanno già maturato il diritto alla pensione in deroga di dare il preavviso e di cessare il servizio. Inoltre ufficializzeremo quanto già detto al Capo del Personale nel corso dell’incontro avuto nella scorsa settimana: chiediamo che l’amministrazione concordi con il Dipartimento della Funzione Pubblica la possibilità di mandare volontariamente in pensione tutti i lavoratori che matureranno la decorrenza con le regole antecedenti alla Riforma Fornero entro dicembre 2016, anche sforando il numero degli esuberi attualmente previsto, ottenendo in cambio la possibilità di attivare nuove assunzioni. Cerchiamo di trasformare un danno in un’opportunità, per garantire continuità all’ente e progettare il futuro.
APRIRE ANCHE ALL’AREA B IL PENSIONAMENTO IN DEROGA
Il 18 novembre presenteremo la proposta di includere anche i lavoratori dell’Area B tra quelli interessati dal pensionamento con le regole antecedenti la Riforma Fornero. Non vogliamo che al danno si aggiunga la beffa.
Non si fanno assunzioni perché l’ente è in esubero, si mandano via i comandati, ma poi si nega ai colleghi dell’Area B di andare in pensione perché quella specifica area risulta carente di personale. Ma di cosa stiamo parlando?
Quando si lascia campo libero all’amministrazione, quando gli incontri sindacali diventano episodici e convocati solo per risolvere i problemi che stanno a cuore alla controparte questi sono i risultati. Riappropriamoci del diritto alla contrattazione, imponiamo tempi ed argomenti all’amministrazione. Su questo ci vorrebbe il massimo dell’unità sindacale, per risolvere i problemi dei lavoratori senza attardarsi in sterili polemiche.