Dopo la straordinaria mobilitazione del 21 aprile u.s. contro la riorganizzazione, che giorno dopo giorno acquista sempre più i connotati di una vera e proprio messa in liquidazione definitiva dell’Ente, si è svolta ieri presso la sede di Roma Centro la terza tappa del nostro programmato percorso di lotta in difesa dell’Istituto.
Ricordiamo ai colleghi che la seconda grande iniziativa in ordine di tempo si è svolta lo scorso 27 aprile a Viterbo (vedi allegato). Nel corso della partecipata assemblea sono stati illustrati i motivi, ormai non più tanto reconditi, che stanno di fatto portando alla imminente chiusura della sede di piazza Augusto Imperatore. La circostanziata denuncia riguarda, infatti, i quattro piani dello stabile destinati a far posto ad uffici di rappresentanza parlamentare, mentre per le rimanenti attività istituzionali saranno appositamente allestiti i locali a livello stradale, finora utilizzati come magazzini e liberati una settimana fa in fretta e furia.
Tutto ciò nonostante la sede gestisca oltre 14.000 aziende, circa 10.000 posizioni tra artigiani e commercianti e ben 225.000 lavoratori parasubordinati: insomma una inezia.
Le giustificazioni precipitosamente addotte dall’amministrazione il giorno prima della nostra assemblea, nel vano tentativo di evitare che le notizie trapelassero, lasciano il tempo che trovano. Come sia infatti possibile gestire gli stessi servizi che attualmente vengono offerti all’utenza con un quarto del personale, resta francamente un mistero.
Al successivo volantinaggio che ha coinvolto per circa 2 ore l’utenza hanno partecipato tutti i lavoratori, suscitando in particolare l’attenzione di consulenti e commercialisti. La conferenza stampa conclusiva sotto i portici di palazzo Morpurgo ha poi evidenziato quel che prevede il nuovo assetto organizzativo soprattutto nelle aree metropolitane.
L’affidamento delle attuali sedi sub provinciali non più a dei dirigenti, ma a dei semplici funzionari (con la conseguente perdita dell’autonomia decisionale e di spesa), porterà inevitabilmente ad edificare un Istituto diverso, sicuramente più debole sul territorio. Ed è proprio contro la privatizzazione del welfare che si è levata forte la nostra voce. Ma poiché non tutte le ciambelle riescono col buco, la (doppia) nota negativa registrata nel corso dell’intera giornata riguarda la presenza dei responsabili regionali della CISL e della UIL nelle stesse ore dentro e fuori la sede di Roma Centro, durante il presidio. Cosa ci facevano per così tanto tempo ed in “bella” mostra, sinceramente, non ci è dato sapere. Forse controllare la massiccia adesione all’iniziativa? O intessere soliti vetusti rapporti con l’amministrazione, peraltro presente con tutto lo staff al gran completo? Il loro maldestro intervento è stato saggiamente e prontamente respinto dagli stessi lavoratori. Prendiamo esempio da questi, per isolare definitivamente il gatto e la volpe.
Coordinamento regionale RdB INPS Lazio