“Non metterò le mani nelle tasche degli italiani e, comunque, bisogna rendersi conto che siamo tutti nella stessa barca”.
Peccato che alle solite estemporanee dichiarazioni del premier sulla cosiddetta manovra economica straordinaria (in realtà l’ennesima squallida operazione di cassa tesa a non risolvere i problemi di sempre), non siano seguiti i fatti. Anzi. La Pubblica Amministrazione in pratica è diventata un vero e proprio bancomat per il governo, che se ne serve a proprio piacimento per provare, in maniera peraltro iniqua e confusa, ad arginare la crisi imperante, con la consapevolezza che comunque la manovra in atto non basterà a colmare il disavanzo.
La rapina - Essa prevede il blocco dei contratti e delle relative retribuzioni fino a dicembre 2013, l’innalzamento della età pensionabile, la soppressione di numerosi Enti considerati inutili, la riduzione dei servizi per il Servizio Sanitario Nazionale, il blocco degli scatti di anzianità per il personale della Scuola, senza contare il reiterato blocco delle assunzioni e la liquidazione erogata in ritardo.
La matematica - Il contemporaneo acquisto da parte del governo italiano di un quantitativo abnorme di armamenti (354 mezzi così suddivisi: 131 bombardieri F 35, 122 caccia Euro Fighter e 101 elicotteri NH 90, tutti utili per intenderci ad esportare democrazia) decisamente stride con i tagli di cui al punto precedente e, se la matematica non è un’opinione, con gli stessi soldi si sarebbero potute varare almeno un paio di finanziarie.
La decenza - Nello stesso giorno in cui sul mondo del lavoro si è abbattuta la scure del governo, il capo dell’esecutivo ha pensato bene di regalare al figlio, senza un briciolo di ritegno, un panfilo di 37 metri costato appena 20 milioni di euro, probabilmente giusto per ricordare, se mai ce ne fosse stato bisogno, che siamo veramente tutti nella stessa barca.
Oltre mezzo secolo fa Raoul Follereau, missionario laico promotore di incredibili iniziative in favore degli ultimi e dei bisognosi, chiedeva ufficialmente ai capi di governo degli Stati Uniti d’ America e dell’ Unione Sovietica l’equivalente del costo di un solo bombardiere ciascuno, da devolvere per l’emergenza sanitaria in Africa. Con risultati lusinghieri. Altri tempi, altri personaggi.
Oggi purtroppo ancora si discute, nonostante tutto quello che è successo, sulla utilità dello sciopero. Con specificazioni diverse tra chi non l’ha indetto, chi l’ha indetto in ritardo, chi l’ha rinviato e chi ancora adesso non ha in realtà alcuna intenzione di indirlo, ritenendolo addirittura dannoso. Per non parlare di coloro i quali hanno sostanzialmente collaborato alla stesura della manovra!
Ma se i vertici sono divisi, tocca ancora una volta alla base mostrarsi unita ed ai lavoratori tutti dare un segnale inequivocabile, fermo e immediato. E questo segnale non può essere che lo SCIOPERO GENERALE del PUBBLICO IMPIEGO al quale invitiamo tutti indistintamente a partecipare lunedì prossimo 14 giugno (concentramento per l’Italia centrale alle 9.30 in piazza della Repubblica). Uno sciopero vero senza se e senza ma, perché domani potrebbe essere troppo tardi.
Coordinamento regionale RdB-USB INPS Lazio