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Lazio

LAVORARE DI DOMENICA

Roma,

Comunicato n. 22/17

Correva l’anno 2027 e nel decimo anniversario del ripristino del sabato lavorativo obbligatorio per legge, il nuovo sospirato annuncio sulle domeniche rimbalzò da un capo all’altro dell’ex impero grazie ad un araldo di Lady Pensioni, che chiariva al volgo come, in realtà, si trattasse di una libera scelta già collaudata con l’APE.

Non ci avevano dormito la notte, ma alla fine il delirante escamotage prese corpo proprio poche settimane prima che le strutture sprofondassero nel sonno eterno.

Del resto l’Istituto, dopo una brevissima parentesi magistralmente camuffata da pseudo giornalisti al seguito, si era trasformato da “Istituto Nazionale Protezione Sociale” in una vera e propria “Impresa Normalizzata del Privato Spreco”, senza neppure cambiare il logo, con le frecce azzurre impazzite che stavano ad indicare l’isterico tourbillon nel quale, anno dopo anno, era ormai annegata la Previdenza. Era decisamente un anno particolare.

Dopo una serie infinita di patteggiamenti per miliardi di dollari era fallita perfino la DEUTSCHE BANK, mentre nei locali istituzionali della ex direzione centrale, tra le compagnie di assicurazione e gli uffici nei quali si era definitivamente insediata la combriccola di INIQUITALIA, faceva mega sfoggio di sé una grande sala Bingo.

Era stata fissata sempre unilateralmente la nuova soluzione pensionistica basata sul famigerato parametro 120 (pari a 70 anni di età + 50 di contributi) ma niente. Più di qualcuno infatti si ostinava stupidamente a sopravvivere.

Per distrarre la gente dalla spremitura era stata finanche data democraticamente a tutte le società calcistiche la possibilità di intessere rapporti diretti e trasparenti con la criminalità organizzata, con l’unica eccezione dei neo promossi blu granata del Barcellona Pozzo di Gotto essendo le NDRINE ormai ufficialmente impegnate.

Le poche centinaia di dipendenti superstiti, senza spazio vitale e alla ricerca della casella giusta, erano stati inseriti in un programma surreale che presumeva da un lato il pensionamento a 71 anni per coloro che non avessero spontaneamente aderito all’operazione (con l’esposizione a pubblico ludibrio secondo la cabala) e dall’altro la nuova figura di “analista del fallimento”, alla quale si poteva accedere solo per grazia ricevuta.

Il sistema di valutazione era stato finalmente azzerato e una parte dello stipendio tabellare sarebbe stata corrisposta solo a chi avesse aderito alle prestazioni nella giornata di domenica. Ma le domeniche bestiali di fatto si arenarono molto prima.

L’ennesima diavoleria fu salutata a reti unificate dalla triplice con un esaustivo e pomposo comunicato di quattro righe quattro, che fece impallidire quello SLURP di fantozziana memoria con il quale si inneggiava alle classifiche da “Champions” che tanto avevano devastato il Lazio.

In un’apposita clausola, messa bellamente in evidenza a caratteri cubitali, veniva poi illustrata la nuova conquista, secondo la quale il pubblico non avrebbe comunque potuto entrare nelle sedi di domenica per non disturbare le lavorazioni senza senso pretese dalla PPC.

Peccato che dopo un po’ non servisse più a nulla, rivelandosi l’ennesimo azzardo.