A scorrere il bando dell’INPS per il concorso pubblico a 365 posti di analista di processo – consulente professionale, livello economico C1, contenuto nella Determinazione presidenziale N. 163 del 7 novembre 2017, quello che balza subito agli occhi è il punteggio assegnato ai titoli in possesso dei candidati, elencati all’art. 8 del bando. Un totale di 30 punti su 90 complessivi che rischia di determinare in partenza la graduatoria finale del concorso. Tra punteggio assegnato in relazione al voto ottenuto alla laurea magistrale richiesta dal bando e quelli per master di II livello, dottorati di ricerca, altre lauree magistrali e livello C1 di inglese, sembra che il concorso sia ritagliato per figli di dirigenti e professori universitari, considerati anche i costi relativi all’acquisizione di tali titoli.
Mentre è ipotizzabile che nelle due prove scritte e in quella orale le differenze tra un candidato e l’altro si attestino in percentuali di punto o in pochi punti, i titoli posseduti potrebbero fare la differenza da subito, ancor prima di cominciare la selezione, prefigurando vantaggi difficilmente colmabili con la performance nelle prove selettive.
Per non parlare poi della richiesta di requisiti per la sola ammissione al concorso: laurea magistrale in determinate discipline giuridiche ed economiche (perché escludere ad esempio Lettere e Sociologia?); certificazione del livello B2 della conoscenza della lingua inglese, rilasciata da un ente riconosciuto in base al decreto n. 118 del 28 febbraio 2017 del Ministero dell’Istruzione. Qui la previsione del bando appare alquanto eccentrica e sospetta. Perché chiedere uno specifico attestato, che in ogni caso è a pagamento, invece di inserire tra i requisiti la conoscenza dell’inglese verificandola nella prova orale?
In queste ore si è scatenato il mercato del rilascio di tali certificazioni e le richieste arrivano addirittura a 1.000 euro per un solo giorno di corso comprensivo di esame finale. Boeri, il paladino dei giovani, dei poveri, l’alfiere della trasparenza, finisce per favorire, siamo sicuri inconsapevolmente, un ignobile mercato di attestati che specula sui bisogni e sulle aspettative di decine di migliaia di giovani laureati in cerca di occupazione. Alcuni corsi universitari, per giunta, prevedono l’esame di lingua inglese al livello del B2 ma non prevedono il rilascio di alcuna certificazione. Perché privilegiare allora il pezzo di carta al posto della verifica della conoscenza?
Insomma, questo bando di concorso, i cui contenuti sono stati imposti dal presidente dell’INPS, parte male e si lascia dietro una scia di sospetti. Ma c’è chi ha permesso tutto questo e sono innanzitutto CISL e UIL che hanno sottoscritto il verbale di accordo che ha istituito il nuovo profilo specialistico di analista di processo – consulente professionale, dando la possibilità a Boeri di stabilire questi criteri per l’accesso dall’esterno. Responsabile è anche il direttore generale, che in quanto capo della Tecnostruttura dovrebbe difendere il proprio ruolo gestionale, mentre quel che appare è il rafforzamento della funzione del capo della Segreteria tecnica unica che sembra quasi essere diventato il vero direttore generale dell’ente.
Noi della USB abbiamo dichiarato da subito la nostra netta contrarietà all’istituzione del nuovo profilo, affermando che si stava costruendo un mostro che avrebbe avuto ripercussioni fortemente negative sulla funzionalità dell’Istituto, perché intorno a questa nuova figura professionale si stanno formando aspettative spropositate. Abbiamo sentito con le nostre orecchie affermare che i giovani che saranno reclutati con i requisiti appena descritti salveranno l’INPS e saranno la classe dirigente del futuro. Siamo alla follia e qualche dirigente dell’Istituto che ha assunto incarichi di prestigio in direzione generale dovrebbe essere inviato in sede e messo allo sportello, per toccare con mano una realtà che non conosce.
Faremo tutto ciò che ci è possibile per denunciare nelle diverse sedi istituzionali la nefandezza di questo bando di concorso che rischia di assorbire tutte le assunzioni che saranno riconosciute all’INPS come autorizzazione al turn over. A tale proposito oggi abbiamo scritto agli organi dell’Istituto per chiedere l’annullamento del concorso e l’invio di una richiesta alla Funzione Pubblica per convertire l’autorizzazione alle assunzioni in un concorso a C1 amministrativo che preveda requisiti meno stringenti, perché all’INPS serve chi contribuisca a ridurre i carichi di lavoro e ad assicurare le prestazioni, non teorici della supercazzola.
Nel frattempo l’enorme responsabilità che pende sul capo di CISL e UIL in questa vicenda dovrebbe essere tenuta nel giusto conto da chi ancora oggi rimane iscritto a quelle organizzazioni sindacali.