Pur prevedendo di fatto soltanto un saluto formale, l’incontro di stamane con la nuova direzione regionale è in realtà servito per fare il punto disincantato della situazione sulla Cenerentola Lazio.
Da circa nove mesi a questa parte infatti sono stati abbandonati velleitari sogni di Champions (una manifestazione, peraltro, alla quale proprio non ci interessa partecipare) mentre la regione si dibatte arrancando tra i numeri del cruscotto.
Insomma, una eredità scomoda di cui la pratica e passionale dirigente proveniente dalla Sicilia avrebbe fatto volentieri a meno. Tuttavia questo passa il convento.
Facendo perciò buon viso a cattivo gioco la nuova direzione regionale ha subito rammentato con chiarezza il "duro lavoro" che ci aspetta e gli "obiettivi comuni da raggiungere" senza rinunciare al ruolo.
Certamente il sistema di misurazione della produzione è tutto da rivedere ma il cambio della guardia alla PPC produrrà mutamenti e adesso lascia ben sperare. Ciò premesso, abbiamo rappresentato le nostre priorità, da cui non intendiamo prescindere in alcun modo, a partire da un rinnovato rapporto con il personale, diretto e basato sulla fiducia, invitando la nuova direzione ad invertire la rotta e a “scendere” finalmente nella complessa realtà delle 18 sedi della regione per rendersi conto di persona delle difficoltà che il personale affronta ogni giorno.
Abbiamo anche chiesto un intervento deciso riguardante i 614 dipendenti cui è stato ingiustamente decurtato l’incentivo con atto unilaterale precisando inoltre che non è la prima volta che questo accade in regione e che i lavoratori stessi non hanno proprio niente di cui doversi “giustificare” per recuperare il maltolto.
Abbiamo successivamente posto il doveroso accento sulle disastrose condizioni in cui attualmente versano ancora molte sedi, a partire da quelle integrate dal punto di vista logistico che di fatto rappresentano solo la punta dell’iceberg che in troppi si ostinano a non vedere, sottovalutando o ridimensionando le criticità.
La questione della sicurezza nei luoghi di lavoro è materia che, oggi come oggi, riveste un’importanza delicata e problematiche da affrontare in via preventiva.
Per quanto concerne l’aspetto definito “emozionale” assunto dai lavoratori degli enti disciolti che ancora si sentono legati al passato (ma come potrebbe essere altrimenti?), abbiamo inteso precisare che la mancanza di certezze deriva pure dal fatto che il nostro Istituto non può più definirsi quello granitico di una volta.
Da una cosiddetta riorganizzazione all’altra, si è passati, nel corso degli anni, a quello che molti percepiscono come un progressivo smantellamento del welfare e del sistema previdenziale pubblico.
Senza considerare il nuovo blocco dei contratti dei dipendenti pubblici che ieri è stato annunciato dal ministro Madia e che proseguirà almeno per tutto il 2015.
Particolare attenzione abbiamo infine dedicato al problema del mansionismo ed all’assegnazione delle posizioni organizzative (che non sono una rendita a vita) ricevendo nel merito precise rassicurazioni. Abbiamo infatti recepito con favore la speranza manifestata dalla nuova direzione regionale che “le cose nel futuro siano trasparenti”.
Non vorremmo che si trattasse delle solite buone intenzioni.