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Lazio

SISTEMA INFORMATICO IN PANNE

Roma,

Comunicato n. 20/17

Nessuna sostanziale novità al rientro dalle ferie per quelli che poi sono riusciti a farle e, per quanto riguarda il sistema informatico, siamo alla schizofrenia totale.

La scorsa settimana, infatti, le procedure hanno ripreso a NON funzionare, com’è stato ampiamente verificato un po’ ovunque sulle spalle dei colleghi e sulla pelle dei cittadini utenti.

Aprire un qualsiasi sportello al mattino è ormai diventato un terno al lotto, uno sportello beninteso che abbia un senso reale e che dia delle risposte significative, non limitandosi cioè come sempre più spesso accade a recuperare inutili solleciti.

Perché se c’è una cosa che manda in bestia l’utenza è proprio questa: mancanza di risposte adeguate e risolutive dopo aver fatto magari la fila per un paio di ore.

In che modo e con quali strumenti si voglia rendere sulla carta il nostro Istituto migliore e più efficiente resta francamente un mistero, mentre il personale del Casilino attende fiduciosamente che la direttrice generale mantenga la promessa fatta a suo tempo di far loro visita, quanto meno per una questione di correttezza e di sensibilità.

E due richieste non sono bastate, perché i numeri vengono prima delle persone e ci si permette pure di penalizzare le sedi che “non raggiungono” obiettivi palesemente indecenti oltre che irrealizzabili.

Pur bypassando questioni sostanziali evidentemente poco importanti per i vertici dell’amministrazione, c’è da chiedersi a questo punto cosa bolle in pentola e cosa c’è realmente oggi dietro il cattivo funzionamento delle procedure informatiche.

E cominciano a prendere forma in maniera sempre meno nebulosa i giochetti dei soliti faccendieri senza scrupoli che determinano blocchi e rallentamenti, facendo il bello ed il cattivo tempo nella vita del nostro Istituto senza alcuna trasparenza.

Il blackout totale del 20 luglio scorso rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di un sistema che non funziona più e che in troppi hanno interesse a sfasciare in maniera definitiva. Con il silenzio complice di che sarebbe chiamato a controllare.

Appare perciò pretestuoso, dopo averne combinate di tutti i colori, il richiamo ad un rinnovato impegno comune, quando è distintamente percepita una volontà di privatizzazione selvaggia del sistema previdenziale pubblico esistente nel Paese. Così come non è credibile chi si permette di giocare al rialzo sul tavolo nazionale (da 6.000 a 7.000 ed infine di recente a 8.000) in merito al numero dei posti da mettere a bando con il nuovo concorso, provando a rendere banale un problema sollevato seriamente in tempi non sospetti soltanto dalla USB.

Un’ultima doverosa precisazione: siamo veramente “stanchi” di spiegare ancora una volta ai colleghi, che ci chiedono chiarimenti in continuazione via mail o WA, le motivazioni che hanno portato al mancato pagamento dell’incentivo.

E basterà una rilettura veloce delle cinque righe apparentemente innocue inserite nel Titolo V (Produttività) all’art. 7 punto 3 del CCNI 2016 per fare piena luce sul misfatto: si tratta di quel tristemente famoso accordo siglato in poco più di un’ora indovinate da chi???