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Donne

8 Marzo: sciopero generale contro disuguaglianze, discriminazioni e molestie di genere

Roma,

USB ha proclamato una giornata di sciopero generale, di tutte le categorie pubbliche e private (ad esclusione del settore trasporti nazionale e della sanità pubblica in Sardegna), in risposta all’appello del Movimento transfemminista Non Una Di Meno.

Dopo molti anni c’è ancora urgenza di strappare questa data, simbolica per le donne, dalla retorica della ricorrenza rituale e festante per restituirle lo spazio proprio di una giornata di lotta.

La crisi economica, l’aumento delle spese militari e il conseguente taglio ai servizi pubblici, la continua perdita di potere d’acquisto dei salari attraverso rinnovi contrattuali che non tengono neanche il passo dell’inflazione, l’attacco alle pensioni, l’abolizione del reddito di cittadinanza continuano ad alimentare e ad accrescere le disuguaglianze di genere.

Le donne, ancor più ai tempi di una donna a capo del governo, continuano a districarsi  tra un lavoro produttivo fatto di bassi salari, lavoro intermittente, precario, sfruttato, sottopagato e povero, e un lavoro di cura, prevalentemente nei confronti di bambini, anziani e disabili, in continuo aumento a causa dei tagli alla sanità e ai servizi sociali.

Oltre 70 miliardi di ore di lavoro gratuito (contro 42 miliardi circa di ore di lavoro salariato) che generano un valore economico di circa 560 miliardi, ben oltre il 30% del PIL, e che per oltre il 70% pesa esclusivamente sulle donne.

Nel Paese con il tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Europa continuano ad essere migliaia e migliaia le donne costrette a lasciare il posto di lavoro per dedicarsi al lavoro di cura,  impedendo così quell’autonomia economica senza la quale ogni possibilità di fuoriuscita dalla violenza domestica diviene impossibile.

Ancora oggi risultano in costante e quotidiano aumento discriminazioni, molestie e ricatti di genere nei posti di lavoro, pubblici e privati e in quel lavoro domestico, spesso appaltato ad altre donne, migranti, sottoposte anche al ricatto del permesso di soggiorno.

Dai ricatti nell’accesso e per il mantenimento del posto di lavoro al part time involontario; dal disconoscimento delle norme sulla maternità (congedi, allattamento, assunzione) alle minacce di turnazioni che rendono inconciliabile la funzione genitoriale e di cura, fino alle molestie sessuali vere e proprie che, una volta portate allo scoperto, sfociano in vero e proprio mobbing ai danni di chi denuncia.

Il fatto che l’8 marzo di quest’anno cada di sabato ci offre l’opportunità di mettere a fuoco e interconnettere simbolicamente le due dimensioni che più di tutte caratterizzano il lavoro delle donne: quella del lavoro gratuito di cura e quella produttiva, sfruttata e sottoposta a discriminazioni e molestie, come il commercio. Due facce della stessa medaglia che devono indurci a lottare con rinnovata determinazione.

Questo sciopero generale non può, inoltre, non portare con sé, anche quest’anno, una forte valenza contro la guerra e la solidarietà al popolo palestinese, vittima di genocidio da parte di Israele.

L’8 marzo tutte e tutti in piazza!