Innanzitutto una spiegazione per i colleghi neo assunti. La USB, pur essendo un sindacato ampiamente rappresentativo nel pubblico impiego e secondo sindacato per rappresentatività all’INPS, per numero di iscritti e voti raccolti alle elezioni RSU, non è chiamata ai tavoli di confronto con l’Amministrazione in base all’art. 7, comma 3, del CCNL del 12 febbraio 2018. Cosa dice questa norma contrattuale? Che hanno diritto a partecipare alla contrattazione integrativa ed agli altri strumenti di relazione sindacale previsti dal contratto solo le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto stesso. Non basta, quindi, essere rappresentativi, avere seguito e consensi come li ha la USB, occorre per forza firmare il contratto collettivo. Questa norma è presente nei contratti dal 1998 e da allora ci battiamo perché sia cancellata, denunciando l’antidemocraticità della norma stessa perché di fatto impedisce un sereno giudizio sui contenuti del contratto, non lasciando pienamente libera l’organizzazione sindacale di sottoscrivere o meno l’intesa sulla base dei contenuti, in quanto la norma ricattatoria esercita una forte pressione sulle singole organizzazioni sindacali. Perché tale norma non viene cancellata dai contratti? Perché le maggiori confederazioni sindacali del Paese, parliamo di CGIL-CISL-UIL, quelle che noi definiamo conniventi e complici perché negli ultimi quarantacinque anni hanno svenduto progressivamente i diritti dei lavoratori, vogliono mantenere quella disposizione per imporre i loro accordi anche a voci libere ed indipendenti come la nostra.
Il 12 febbraio 2018, di fronte ad un pessimo contratto che, dopo dieci anni di blocco della contrattazione, riconosceva appena 85 euro lordi mensili, introduceva norme peggiorative e spaccava ancora di più l’unità dei lavoratori attraverso la previsione di super premi di produzione, abbiamo deciso di non sottoscrivere il contratto e di lanciare la sfida sulla democrazia sindacale, anche nelle aule dei Tribunali. Il nostro ricorso è stato bocciato in prima istanza, sulla base del ragionamento che in ogni caso possiamo partecipare al confronto attraverso i nostri delegati eletti all’interno delle RSU (le rappresentanze sindacali unitarie elette in ciascuna sede di lavoro), ignorando che esiste il livello nazionale di confronto e, all’INPS, anche quello regionale. Tutte le organizzazioni sindacali che hanno firmato il contratto, comprese CONFINTESA, CONFSAL UNSA e FLP, che si presentano ai lavoratori come indipendenti e che hanno criticato aspramente i contenuti dell’accordo, hanno immediatamente chiesto che la USB non fosse più invitata ai tavoli di confronto all’INPS. Un atteggiamento ostativo che è continuato in tutto questo tempo e continua ancora, arrivando addirittura a minacciare i dirigenti regionali che mostrano un’apertura nei confronti della USB, come è accaduto anche di recente nel Lazio, ad opera della CGIL e della CISL, che si sono rivolti addirittura al presidente chiedendo provvedimenti contro il direttore regionale reo d’invitare come uditori i delegati della USB, che nel Lazio all’INPS è il primo sindacato.
Quando leggiamo nei volantini di questi giorni che quelle stesse organizzazioni sindacali lamentano un comportamento non corretto da parte dell’Amministrazione, per esempio per quanto riguarda la Circolare N. 103/2019, quella relativa al Front End, che a quanto risulta dai comunicati non è stata discussa con le organizzazioni sindacali che partecipano al tavolo sindacale nazionale, ci viene da pensare come il comportamento di quelle organizzazioni sindacali nei confronti della USB danneggi tutti i lavoratori, perché impedisce ad un sindacato combattivo, che ha dato sempre un grosso contributo al confronto ed al raggiungimento dei risultati, anche con incisive azioni di lotta, di poter rafforzare il fronte sindacale. Non vogliamo affermare che con la USB al tavolo sarebbe tutta un’altra cosa, anche se in verità lo pensiamo, ma certamente troviamo strano che il primo pensiero delle altre organizzazioni sindacali sia di tenere lontana la USB dal tavolo sindacale piuttosto che fare fronte comune nell’interesse dei lavoratori.
Quei sindacati arrivano addirittura a scagliarsi contro il presidente dell’Istituto, perché ha invitato per il 24 pomeriggio tutti i sindacati, compreso USB, ad un incontro per la presentazione del progetto di riorganizzazione dell’INPS. Allora ci viene da pensare che l’obiettivo principale di quei sindacati sia quello di chiudere ogni spazio alla USB, soprattutto nel momento in cui nell’Istituto si sono affacciati 3.500 nuovi colleghi, ai quali si cerca di trasmettere in questo modo un messaggio ben chiaro: la USB all’INPS non conta niente perché è fuori dai tavoli. Peccato per loro che le cose non stanno così e i fatti lo dimostrano.
GIOVEDI’ 25 LUGLIO ASSEMBLEA NAZIONALE USB APERTA A TUTTI
In videoconferenza dalla “Sala Aldo Moro” della Direzione generale