Il pomeriggio del 24 luglio si è tenuto un incontro sindacale informale, al quale è stata invitata anche la USB, per la presentazione da parte del presidente dell’INPS del disegno di riorganizzazione delle strutture centrali e periferiche. Cala il sipario sulla riorganizzazione voluta da Boeri all’inizio del 2017, un provvedimento che la USB criticò aspramente mettendo in evidenza i punti di caduta di quelle scelte alle quali cercò di opporsi anche con iniziative di protesta e scioperi, mentre i critici a posteriori all’epoca non fecero e non dissero nulla. La cancellazione di direzioni centrali come l’Organizzazione, la Formazione, la Vigilanza, la Gestione posizioni assicurative e il Credito e Welfare furono bollate dal sindacato di base come inopportune e non funzionali al miglioramento dell’azione dell’Istituto.
Uscito di scena Boeri, in attesa della nomina del CdA dell’INPS, che potrebbe avvenire nel Consiglio dei Ministri convocato per oggi, il presidente incaricato ha presentato un disegno di riorganizzazione che sembra accogliere in parte le critiche della USB, ripristinando alcune direzioni centrali ritenute fondamentali, mentre su altri punti della riorganizzazione il sindacato di base dell’INPS mantiene riserve o esprime contrarietà che cercheremo di spiegare opportunamente.
Di seguito, in sintesi, i principali contenuti della riorganizzazione che è stata presentata a voce senza una traccia di documento alla quale fare riferimento.
- La DCOSI sarà suddivisa in due distinte direzioni centrali: una direzione centrale Informatica guidata da un dirigente INPS al quale sarà affiancato un innovation manager esterno ed una direzione centrale Organizzazione.
- Sarà ripristinata la direzione centrale Formazione, con l’obiettivo di far nascere all’INPS una scuola di formazione per tutta la pubblica amministrazione, in collaborazione con le Università, intitolata all’economista Federico Caffè.
- Il presidente ha annunciato il ripristino della direzione centrale Vigilanza qualora andasse in porto la proposta di modifica normativa dell’attuale assetto dell’Ispettorato nazionale del lavoro, cancellando il ruolo ad esaurimento degli ispettori di vigilanza e restituendo ad INPS ed INAIL la possibilità di assumere nuovi ispettori. Su questo punto il presidente si è dimostrato molto fiducioso.
- Sarà costituita una direzione centrale Antifrode che riassumerà in sé anche le competenze su trasparenza ed anticorruzione, mentre l’audit sarà collocato nella DC Organizzazione.
- Saranno rafforzati i compiti della Sede virtuale centrale per andare incontro alle esigenze delle sedi territoriali.
- Sarà smantellata la Segreteria Unica Tecnica Amministrativa ed ogni organo avrà la sua segreteria.
- Il presidente ha dichiarato che nessun’altra Agenzia sarà chiusa ed oggi si appresta ad intervenire con modifiche sui criteri determinati in precedenza da Boeri.
- La gestione posizione assicurativa (GPA) sarà spostata dalla direzione centrale Entrate a quella Pensioni. Quest’ultima si occuperà anche di offrire consulenza pensionistica, ovviamente sulle materie inerenti il sistema previdenziale pubblico.
Nel suo intervento il presidente si è molto soffermato sui compiti della futura direzione centrale Formazione, che dovrà occuparsi di sviluppo e certificazione delle competenze, offrendo al personale dell’Istituto una formazione tecnica continua (lifelong learning). L’annunciata intenzione di istituire all’interno dell’INPS una Scuola nazionale del Welfare mira a gestire in proprio corsi di alta formazione e master universitari rivolti in primo luogo ai lavoratori dell’Istituto. Molta attenzione è stata data anche all’innovazione tecnologica, con l’obiettivo d’incrementare il livello d’informatizzazione dell’Istituto. E’ in questo senso che va letta la scelta di portare in Istituto un innovation manager, scelto tra chi ha già maturato esperienza sul campo. Il presidente ha inoltre rappresentato l’esigenza di rafforzare il rapporto con il territorio e semplificare la comunicazione.
A gestire i compiti di protezione sociale affidati all’Istituto ci saranno tre direzioni centrali: Ammortizzatori sociali; Sostegno alla non autosufficienza e invalidità civile; Povertà.
Confermate le Direzioni di coordinamento metropolitano di Milano, Roma e Napoli. Tuttavia alle DCM resteranno compiti di organizzazione e controllo dei servizi prodotti sull’area di competenza, mentre torneranno pienamente nelle mani dei direttori regionali tutte le funzioni di governance. Un compromesso al quale si è giunti con una votazione dei dirigenti generali, ai quali il presidente ha affidato la scelta di decidere se lasciare invariata la situazione attuale, se cancellare le DCM o se attuare la scelta di compromesso. 11 dirigenti hanno votato per lasciare lo status quo, 11 per la cancellazione delle DCM e 16 per la scelta di compromesso, che è risultata vincente. Il presidente nel riferire l’episodio ha affermato di aver esercitato un principio di democrazia che è intenzionato a ripetere in future occasioni. Sulla decisione di affidare tale scelta ai dirigenti generali vogliamo esprimere immediatamente il nostro totale disappunto: i compiti del presidente e del direttore generale non devono essere delegati ad altri. Ma quale democrazia!!! In questo caso, poi, è come chiedere all’oste se il vino è buono, visto che la decisione è stata affidata a chi ha interesse diretto a far sì che siano mantenute le tre funzioni dirigenziali di livello generale. Se si voleva esercitare davvero la democrazia perché non lo si è chiesto a tutti, compresi i lavoratori delle aree A-B-C?
Il presidente Tridico ha riferito che il percorso di discussione sulla riorganizzazione dell’Istituto ha interessato tutta la dirigenza generale, che per alcuni mesi ha lavorato al progetto suddivisa in tre gruppi di lavoro, mentre altri dieci tavoli, definiti “cellule di cambiamento”, stanno lavorando su temi specifici. Appena nominato il CdA il progetto sarà condiviso con i consiglieri e per metà settembre è previsto un incontro con tutta la dirigenza INPS con l’obiettivo di avviare la riorganizzazione a partire da fine settembre. Tempi molto ristretti, dunque. Il presidente ha concluso il suo intervento annunciando che nel corso del suo mandato cercherà di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale, poiché il dato complessivo finora inserito a bilancio falsa la comparazione dei dati con gli altri stati europei.
A nostro parere non solo è necessario separare spesa previdenziale e spesa assistenziale, ma il dato delle pensioni andrebbe epurato anche dei circa 50 miliardi che ogni anno tornano nelle casse dello Stato sotto forma di prelievo fiscale, in quanto la tassazione sulle pensioni in Italia è più elevata che altrove e se il dato della spesa pensionistica è comparato al lordo delle tasse l’analisi risulta ulteriormente falsata.
Tra gli altri punti toccati dal presidente nel suo intervento c’è stato l’annuncio di un decreto ministeriale del MEF, attualmente all’esame dell’IGOP, per la riapertura delle adesioni al Fondo Credito e Welfare con il versamento dello 0,35% di contribuzione. Una questione da tempo sollevata dalla USB e diventata di grande attualità all’indomani della soppressione dell’INPDAP nel 2011 e del passaggio di competenze e personale all’INPS. Infine il presidente ha annunciato di aver chiesto un incontro ad Antonio Naddeo, che dal 1° agosto sostituirà Gasparrini alla guida dell’Aran, l’Agenzia governativa che si occupa di contrattazione nel pubblico impiego. L’intenzione del presidente è sollecitare i lavori della Commissione paritetica sui sistemi di classificazione per trovare le opportune soluzioni contrattuali al problema del mansionismo ed al blocco delle carriere per i lavoratori sprovvisti del titolo di studio per l’accesso all’area superiore. Altro argomento sul quale siamo particolarmente sensibili e che riguarda circa seimila colleghi delle Aree A e B. In questi anni abbiamo cercato di utilizzare il contratto integrativo per dare le risposte possibili, riscontrando non di rado l’ostilità delle altre organizzazioni sindacali che, a parole, promettono soluzioni ed interesse, ma al momento di assumere le decisioni latitano. Il problema del mansionismo può essere risolto definitivamente solo a livello di contrattazione collettiva all’Aran e se nel dicembre 2018 non si fosse voluto definire il contratto in tre giorni di contrattazione forse saremmo riusciti ad arrivare ad una soluzione positiva. Anche e soprattutto per quello non abbiamo sottoscritto il contratto di lavoro pagandone le conseguenze con l’esclusione dai tavoli.
Nel nostro intervento nel corso della riunione dello scorso 24 luglio abbiamo espresso innanzitutto apprezzamento per la riconsiderazione di alcune scelte non condivise con la passata gestione dell’Istituto, sottolineando la soddisfazione della USB per l’annunciato ripristino delle direzioni centrali Organizzazione, Formazione e Vigilanza. Riteniamo indispensabile un rafforzamento della direzione centrale Informatica, anche attraverso l’assunzione di alcune centinaia di ingegneri informatici per avviare in concreto, insieme al restante personale informatico dell’INPS, quel percorso di reinternalizzazione delle attività per il quale ci battiamo da tempo denunciando l’eccessivo ricorso alle società esterne. Abbiamo espresso apprezzamento anche per la scelta di cancellare la Segreteria unica tecnico amministrativa, un incarico costruito ad hoc da Boeri per premiare un dirigente a lui particolarmente vicino, così come abbiamo colto con favore la promessa del presidente di non chiudere più alcuna Agenzia territoriale. Sono molti, quindi, i punti di accordo tra il percorso sindacale intrapreso in questi anni dalla USB e le decisioni oggi annunciate dal presidente Tridico, segno di una visione comune delle esigenze necessarie a rilanciare l’Istituto che verificheremo alla prova dei fatti.
Su altre scelte rimane, invece, la nostra contrarietà o, quantomeno, permangono riserve che scioglieremo quando sarà più chiaro l’intero impianto della riorganizzazione. Ad esempio ci risulta difficile pensare che in Istituto non vi siano le professionalità utili a svolgere la funzione di innovation manager descritta dal presidente. Abbiamo già riferito della nostra contrarietà a mantenere in vita le Direzioni di coordinamento metropolitano (DCM), con una scelta di compromesso che occorrerà verificare quanto risulti proficua per il governo del territorio. A nostro parere le DCM dovevano essere cancellate e basta, senza soluzioni pasticciate e di compromesso. Noi vogliamo riportare i dirigenti nei territori, ripristinando quelle che si chiamavano sedi sub provinciali poi declassate ad Agenzie complesse e affidate alla guida di un funzionario di Area C. Chiediamo che quelle sedi siano oggi trasformate in Filiali di coordinamento e guidate da un dirigente. Troviamo assurdo che a Milano ci sia un’unica Filiale per l’intero territorio metropolitano, così come a Roma ci siano Agenzie collocate a 30/40 chilometri dalla Filiale di coordinamento. Se davvero si vuole avere attenzione per il territorio non bisogna limitarsi ad intervenire sulle strutture centrali ma occorre organizzare bene il territorio e l’attività produttiva. Oggi dovrebbe arrivare la decisione di ripristinare a Rossano la sede provinciale; lo cogliamo come un primo passo verso un più esteso ripensamento che riguardi le strutture territoriali, mentre l’annunciato ripristino delle 20 UOS (unità operative semplici) sanitarie del territorio slitterà ad una fase successiva all’attuale interpello per l’assegnazione delle UOC (unità operative complesse).
Nella riunione del 24 luglio abbiamo proposto ancora una volta di tornare all’organizzazione per processi, attualizzando tale scelta organizzativa, per uscire definitivamente fuori dalla parcellizzazione dell’attività lavorativa contenuta nella riorganizzazione voluta da Mastrapasqua, ma sembra che questa esigenza l’avverta solo la USB e che neanche la dirigenza INPS riesca ad avvertire come la parcellizzazione delle competenze abbia prodotto un danno in termini di conoscenze diffuse, perdita di professionalità e possibilità di governare i processi produttivi. Inoltre, abbiamo posto l’attenzione sull’esigenza di restituire all’INPS autonomia e ruolo, attraverso un nuovo provvedimento legislativo, simile alla Legge 88/89, che riconosca le specificità dei compiti e dell’organizzazione dell’Istituto. L’INPS deve uscire dal magma del comparto Funzioni Centrali, perché i compiti e l’articolazione territoriale dell’Istituto sono diversi da quelli di altri settori di lavoro presenti nel comparto. Tale scelta favorirebbe anche l’individuazione di un sistema di classificazione ritagliato sulle esigenze organizzative e sulla realtà professionale dell’Istituto, portando a soluzione il problema del mansionismo a cui abbiamo accennato in precedenza.
Siamo, quindi, alla vigilia di nuovi cambiamenti, per i quali a nostro parere c’è bisogno della più ampia condivisione possibile, perché non rappresentino l’ennesima riorganizzazione calata dall’alto a colpi di determinazioni. E’ per questo che abbiamo chiesto al presidente di condividere il progetto di riorganizzazione con tutti i lavoratori dell’Istituto. Quando saranno chiare e delineate le scelte l’Amministrazione farebbe bene a convocare una videoconferenza rivolta a tutto il personale per spiegare con chiarezza e in modo diretto gli obiettivi del cambiamento. Se le scelte andranno nella direzione di rafforzare le funzioni dell’INPS, migliorare le condizioni di lavoro e offrire servizi efficienti ai cittadini, la USB sosterrà il cambiamento, altrimenti la nostra opposizione sarà determinata e senza sconti come accaduto in passato.