Ci sono tante buone ragioni per partecipare allo sciopero generale del 19 giugno, a cominciare dal mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto nel 2009 e bloccato fino al 2020. Cosa c’è di più forte dello sciopero per denunciare una simile ingiustizia e opporsi a un tale violento abuso?
La recente Riforma della pubblica amministrazione, varata dal Consiglio dei Ministri del 13 giugno scorso, prevede la mobilità coatta, il demansionamento dei lavoratori considerati in esubero, la precarizzazione della dirigenza. Come si fa a non scioperare contro l’ennesima riforma fatta contro i lavoratori pubblici?
Abbiamo deciso di scrivere un appello comune per chiamare tutti i dipendenti dell’Inps, dall’Area A alla dirigenza generale, ad una grande giornata di mobilitazione e speriamo che in tanti scelgano di scioperare. E’ vero, veniamo da anni di pesanti sconfitte, ma sarebbero state ancora più incisive se non ci fossimo stati noi a contrastare un’ondata repressiva che nel pubblico impiego non ha precedenti e ad organizzare una resistenza che alcuni risultati ha prodotto.
Scioperare costa, scioperare è una scelta difficile. Tuttavia, se imprese e governi di varia tendenza continuano a voler mettere in discussione il diritto di sciopero significa che questo strumento fa ancora paura. E se fosse utile anche solo a mantenere il diritto a questa forma di protesta, lo sciopero del 19 giugno avrebbe comunque un grande significato. Ma la piattaforma dello sciopero è costruita su obiettivi concreti e condivisi, che guardano all’occupazione, al reddito, ai servizi pubblici.
Recuperiamo lo slogan che ci accompagna da cinque anni: “DIFENDIAMO L’INPS” e difendiamo noi stessi e i nostri diritti.
USB Pubblico Impiego INPS – ANMI-FeMEPA