I due incontri del 15 ottobre al tavolo nazionale di confronto con l’amministrazione hanno confermato tutte le preoccupazioni espresse in questi mesi da USB, in particolare sul processo di omogeneizzazione delle retribuzioni a seguito dell’integrazione INPS-INPDAP-ENPALS, nonché sulla possibilità di avviare un vero ricambio generazionale, che assicuri anche in futuro un costante adeguamento dell’Istituto alle nuove tecnologie, finalizzato comunque al rispetto e alla valorizzazione delle funzioni sociali dell’INPS.
Ma andiamo per ordine.
Nella mattinata la discussione ha preso il via con la risposta del Direttore centrale della PPC alla nostra richiesta di riconoscimento del 100% dell’incentivo a Catania, Sede Regionale Sicilia, Frosinone e Roma Flaminio.
Ricordiamo a tutti che mentre altri hanno cantato vittoria per il recupero di qualche decimale, la mobilitazione messa in atto dalla USB il 25 settembre presso gli uffici della Direzione generale ha contribuito in modo determinante ad ottenere il riconoscimento pieno dell’incentivo per quelle sedi.
Il confronto è proseguito poi con l’analisi della proposta presentata dall’amministrazione per il 2014, che vorrebbe essere un primo passo verso il percorso di omogeneizzazione del salario accessorio dei lavoratori delle gestioni pubblica e privata. Alleghiamo al comunicato la tabella presentata.
Una sola la certezza: senza nuove risorse l’integrazione sarà pagata dagli stessi lavoratori, seguendo la logica dei vasi comunicanti e quindi dando un po’ di più a qualcuno e togliendo ad altri. E’ quello che andiamo sostenendo dalla prima ora ed è proprio quello che sta accadendo. Continueremo su questo punto a dare battaglia con la forza e la determinazione di sempre.
Nel corso dell’incontro sono poi arrivate le scuse dell’amministrazione in merito alle modalità con cui è stato comunicato il conguaglio delle differenze contributive relative alla modifica d’ufficio dell’iscrizione alla cassa pensionistica, scuse che giriamo ai lavoratori interessati. Abbiamo rinnovato la richiesta di bloccare le trattenute, ma l’amministrazione si è resa disponibile solo a ridurre la rata mensile a 50 euro, non sappiamo se da questo o dal prossimo mese.
Si conferma quindi la necessità di proseguire nelle iniziative di lotta già programmate dalla USB sull’argomento, a partire dall’assemblea del 28 ottobre.
Nel pomeriggio la discussione ha invece riguardato la definizione dell’organico e il Piano triennale dei fabbisogni, dal quale discende la programmazione delle assunzioni.
Come abbiamo già riferito in un precedente comunicato lo spazio per assunzioni, stabilizzazione dei comandati e passaggi di area è veramente esiguo. Una novità politica è rappresentata dalle dichiarazioni del Direttore centrale della PPC, che ha tenuto a precisare, insieme con il Capo del personale, che i numeri dell’attuale organico si limitano a soddisfare le disposizioni di legge, mentre ben altri sarebbero quelli necessari a garantire il presidio dei servizi e i livelli di produzione, tesi sostenuta anche dal Direttore generale in occasione della presentazione del Bilancio Sociale. Ci aspettiamo ora dall’amministrazione atti concreti in tale direzione.
Nelle ultime settimane sono stati raggiunti due obbiettivi concreti: il pieno incentivo per le quattro sedi e la revisione delle graduatorie dei pensionamenti da spending review, imponendo il rispetto delle norme ed evitando così le penalizzazioni. USB ha ancora una volta dimostrato di essere un sindacato capace di cogliere le contraddizioni e gli errori della controparte e di saper indicare le opportune soluzioni. La linea indicata dalla USB è stata sostenuta dai lavoratori anche con la mobilitazione ed è con quello spirito che invitiamo tutte e tutti a scioperare il 24 ottobre, partecipando alle manifestazioni che saranno organizzate a livello territoriale.
E’ uno sciopero difficile ma necessario, per opporci alle politiche di sacrifici imposte dall’Europa e portate avanti con diligenza dal governo Renzi. Scioperiamo per noi e per il futuro dei nostri figli, ai quali si prospetta un quadro di completa precarietà nel lavoro e di miseria al momento della pensione. Scioperiamo per il rinnovo del nostro contratto nazionale di lavoro, contro la prepotenza di tenerlo bloccato addirittura fino al 2020. Scioperiamo per impedire che siano spazzate via le funzioni dell’ente in cui lavoriamo. Se lo sciopero non servisse più a niente, perché padroni, sindacati complici e governo sono così impegnati a vincolarlo con norme stringenti o addirittura a non riconoscerlo più come diritto individuale riconosciuto dalla Costituzione?