Quello del 24 ottobre è stato uno degli scioperi della USB con più alta adesione all’INPS. I dati provvisori consegnati dall’amministrazione parlano di un totale di 5.538 lavoratori in sciopero nell’ente nazionale di previdenza sociale, corrispondenti al 17,94% del totale dei dipendenti e al 20,41% se calcolati sui presenti. Sommando scioperanti e assenti ad altro titolo si arriva a 9.263, pari al 30,01% della forza e al 42,88% dei presenti. Nei prossimi giorni questi dati potranno forse subire una lieve flessione per via dell’inserimento tardivo della giustificazione di alcune assenze dal servizio, senza tuttavia intaccare un risultato che appare molto significativo.
Una parte consistente di lavoratrici e di lavoratori dell’INPS ha deciso di scioperare e questa volta in modo omogeneo dal nord al sud, mostrando una maturità incomprensibile a quei sindacati che hanno tentato di vanificare la protesta con l’organizzazione di assemblee in contemporanea e in alternativa con lo sciopero della USB. In ben dodici regioni è stato superato il dato medio nazionale del 17,94%. Cominciamo dal nord: Valle d’Aosta 46,43%; Emilia Romagna 21,06%; Lombardia 20,19%; Liguria 20,10%; Trentino Alto Adige 20,04%; Friuli Venezia Giulia 18,34%. Passiamo per il centro: Toscana 25,22% e Lazio 19,93%. Arriviamo al sud e alle isole: Sardegna 21,26%; Campania 18,87%; Sicilia 18,82%; Puglia 18,60%. Uno sciopero che ha attraversato l’intero Paese con 27 manifestazioni territoriali. Circa 10.000 lavoratrici e lavoratori in corteo a Roma, da Piazza dell’Esquilino a Piazza dei Santi Apostoli.
Tuttavia i numeri da soli dicono poco. E’ rapportandoli al contesto generale che assumono un significato straordinario. Abbiamo detto da subito che questo era uno sciopero difficile ma necessario e che non avrebbe di certo fatto cadere il governo Renzi. Sapevamo di chiedere un nuovo pesante sacrificio economico ai lavoratori dopo lo sciopero del pubblico impiego del 19 giugno. L’ampia adesione allo sciopero generale del 24 ottobre, quindi, ci dice che c’è una consistente parte di lavoratori che è disposta a lottare pur sapendo che non otterrà immediati risultati concreti, ma investe nella costruzione di una proposta sindacale indipendente e conflittuale, alternativa alla casta sindacale, per recuperare le radici, la storia e le ragioni del movimento dei lavoratori e costruire insieme un futuro per se stessi e per i propri figli.
Le lavoratrici e i lavoratori dell’INPS oltre ai temi generali hanno portato nello sciopero generale del 24 ottobre anche i contenuti della piattaforma sindacale di ente, a cominciare dalla difesa e dal rilancio delle funzioni dell’INPS. I vertici dell’Istituto tengano conto, da qui in avanti, che c’è una base sempre più ampia di lavoratori che rivendica innanzitutto il recupero dei servizi per i cittadini, trasparenza, rispetto e pari opportunità nella gestione del personale, consolidamento delle retribuzioni e crescita professionale ed economica attraverso la riattivazione dei passaggi. All’INPS c’è una grande disponibilità alla lotta che cercheremo di far crescere ogni giorno di più.