Ci hanno provato. Al termine di tre giornate particolarmente intense il tentativo palesemente forzato di applicazione immediata della circolare n. 66/12 portato avanti dalla direttrice della Filiale di coordinamento Roma sud-ovest (peraltro in beata solitudine) è alla fine miseramente naufragato, grazie all’intervento della USB. Ma procediamo con ordine.
Dopo svariate riunioni e alcune modifiche già apportate sul tavolo nazionale, la circolare 66 viene emanata dai vertici dell’amministrazione unilateralmente e di fatto senza alcuna condivisione, mentre la sua concreta applicazione è rinviata al tavolo regionale, che convoca poi un apposito incontro per giovedì 7 giugno.
Velo pietoso sul comportamento certamente schizofrenico dell’amministrazione e sul fatto che, ancora una volta, si decide di andare avanti per tentativi più o meno riusciti, perpetrati senza vergogna sulla pelle dei lavoratori e dell’utenza. Bisogna comunque saggiare il terreno, verificare fin dove è possibile spingersi, insomma effettuare un sondaggio per far passare questo ennesimo diktat. Ed è a questo punto che improvvisamente dal cappello a cilindro della Fata Nocciola esce, come d’incanto, la Proposta di avvio sperimentale (manco a dirlo) presso la Filiale del nuovo assetto d’informazione-consulenza dell’Istituto, in 4 pagine.
Al successivo invito a “discutere” sui contenuti della circolare diramato alle RSU ed alle OOSS territoriali delle Sedi che fanno parte della Filiale, la USB risponde immediatamente con una diffida (vedi documento allegato), motivata dal fatto che il confronto in sede regionale non è ancora iniziato e peraltro denunciando il mancato coinvolgimento dei comitati provinciali sulla intera materia indicata.
Mentre il direttore dell’area metropolitana ed il Disaster manager si astengono, molto opportunamente, da qualsiasi iniziativa avventata, la responsabile della Filiale di coordinamento Roma nord-ovest torna correttamente sui suoi passi e stralcia, formalmente, dalla convocazione ogni argomento inerente la circolare.
Nel contempo la levata di scudi registrata in tutte e quattro le sedi è esemplare ed ogni tentativo di applicazione può dirsi sventato (vedi documenti allegati). A tal punto che la odierna chiacchierata mattutina a Pomezia si trasforma nella stanca resa di Ostia, dove una direzione visibilmente provata si arrampica sugli specchi, strappa a stento la formazione e inanellando poi una perla dopo l’altra rammenta incredibilmente agli astanti che “lei è pagata per pensare”. Di grazia i lavoratori dell’Istituto a 1.200 euro mensili li consideriamo solo manovalanza?
Per non parlare della gaffe sul meccanismo non funzionante relativo al numero degli squilli del centralino, ribadito più volte senz’alcuna attenzione alla dignità delle persone facenti parte di una categoria protetta, non vedenti e ipovedenti.
Ennesimo velo pietoso sul tentativo finale di modificare la netta, chiara volontà espressa dai lavoratori di Monteverde i quali “non avrebbero compreso bene il senso della proposta” e dai quali si aspetta ora un misterioso ripensamento.
Ed al termine della riunione, in un pomeriggio canicolare, la mente corre a quelle stesse parole che politici tristemente noti pronunziarono, esattamente un anno fa, subito dopo lo strabiliante esito referendario di giugno: “Non avete capito”…