L’esito del voto delle elezioni amministrative 2011 indica con chiarezza la volontà di aprire una nuova fase politica. L’era Berlusconi sembra essere giunta al capolinea e gli italiani hanno voltato le spalle all’imperatore. Non ci illudiamo che un eventuale nuovo quadro politico modifichi le scelte sul mondo del lavoro in genere e sul pubblico impiego in particolare, poiché abbiamo visto negli anni come l’attacco alle garanzie dei lavoratori sia stato trasversale. Tuttavia la fresca brezza primaverile che sembra soffiare nel Paese va colta con favore e speriamo contagi anche l’INPS, dove i lavoratori dovrebbero decidersi a regolare i conti con quei sindacati corrotti e complici che hanno favorito e sostenuto le politiche di attacco ai diritti dei lavoratori e di smantellamento dei servizi.
Siamo pronti, in ogni momento, ad aiutare il Presidente Mastrapasqua a fare le valige perché vada a compiere del bene altrove, dopo aver “tanto lavorato nell’interesse dell’Ente”. Il Presidente dell’INPS non solo è stato nominato dall’attuale governo, e di questo governo è espressione, ma ha suggerito e portato avanti le scelte politiche che stanno ridimensionando i servizi a favore di imprese e soggetti privati, vantando il proprio imprimatur sull’ultima riforma previdenziale, che aggancia l’età pensionabile all’aspettativa di vita, in un meccanismo perverso che sposterà sempre più in là l’età pensionabile.
Cambiare è possibile, dipende da tutti noi.
La CGIL ritiri la firma dalla Riorganizzazione!
Dopo lo sciopero generale del 6 maggio, ci sembrerebbe quanto mai opportuno che la CGIL dell’INPS ritirasse la propria adesione al progetto di Riorganizzazione dell’Istituto. Infatti, in un comunicato del 4 maggio in preparazione dello sciopero, la stessa CGIL parlava di “riorganizzazioni non condivise” che stanno minando il ruolo del sindacato e la capacità di dare risposte e sostegno ai cittadini. Se non è demagogia, e non vogliamo pensarlo, occorre essere coerenti con quanto si afferma e lasciare alla CISL il ruolo di difesa di una Riorganizzazione che non migliora i servizi e non favorisce le professionalità interne. Si lasci a quel sindacato e alla UIL la ricerca del mercato clientelare delle posizioni organizzative e si rivendichino con forza criteri trasparenti ed oggettivi che contribuiscano a portare aria fresca e pulita in questa palude in cui è sprofondato l’Istituto.