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Lazio

SPEGAZZINI STRESS

Roma,

Comunicato n. 45/13

Dal terzo sopralluogo in poco meno di sei mesi effettuato dalla USB nell’edificio ormai tristemente famoso di via Spegazzini è emersa una situazione desolante.

Non solo i lavori previsti per l’adeguamento degli sportelli, che pure avrebbero dovuto essere completati (com’era stato più volte promesso) prima del trasloco del personale INPS nel nuovo stabile, non sono in realtà neppure iniziati ma c’è ancora da bandire la gara d’appalto. E se ci va bene se ne riparla in primavera.

Lo stanziamento iniziale è pari al momento a circa 300.000 euro, che non si sa dove andare a recuperare, perché gli ultimi fondi “spiccioli” sono stati stanziati sulla manutenzione ordinaria che peraltro almeno qui non trova certo riscontro. Con l’aggravante che risultano di colpo cassati i lavori richiesti nei piani esterni 4-5-6 di chiusura con degli appositi finestroni (data la notevole esposizione alle intemperie con ingente deflusso di acqua piovana), per aumento di volumetria: un problema sul quale l’amministrazione non ha proprio intenzione di sbattersi.

La sciatteria, la mancanza di risposte attendibili e/o adeguate, lo scaricamento dalle responsabilità ed il continuo rinvio ad altra data la fanno cioè da padrone. Ma potremmo anche dire la mancanza di una qualsiasi risposta, come accaduto per la richiesta (rimasta inevasa) inoltrata dalla USB un mese fa per ottenere il misterioso verbale relativo al secondo sopralluogo effettuato dall’ufficio tecnico competente, a tal punto che si nutrono ormai seri dubbi sulla effettiva stesura.

E questo per inciso non sarebbe purtroppo una novità: che fine ha fatto il DVR?

Dall’assemblea dello scorso 11 dicembre è emerso con estrema chiarezza che il mostro senza gambe partorito 2 anni fa per decreto e fatto vegetare grazie alla complicità dell’uomo dai 24 incarichi (uno per ciascuna ora del giorno) in realtà non va da nessuna parte, semplicemente perché non è stato ideato il percorso. Con il risultato che l’organizzazione della prevenzione oggi nel nostro Istituto è pari a zero e che i dipendenti delle sedi accorpate fanno tuttora da cavie, per le sperimentazioni senza senso che si susseguono senza rispetto della normativa.

Nessuna garanzia ovviamente sulla salubrità e sulla sicurezza del personale già stressato (nonostante sia titolare di diritti inalienabili come da Testo Unico 81), mentre una valutazione dello stress degna di questo nome proprio non esiste.

Quello che maggiormente infastidisce è che perfino le richieste minimali su cui il direttore dell’area metropolitana si era personalmente speso (planimetrie con relativa segnaletica ai piani, barriere architettoniche da rimuovere, parcheggio per disabili da allestire, sgombero del materiale inutile dai piani interrati, bagni in condizioni ancora indecenti da ripulire, pulsantiere da attivare “subito” a vari sportelli, segnalatori non funzionanti e impianti antincendio da sistemare) sono rimaste lettera morta, così come le pressanti ed ineludibili richieste della RSU.

Ma il livello è tale che, mentre su di un inconcludente tavolo regionale la casta ancora si trastulla reiterando palesi discriminazioni (evidentemente Madiba non ha insegnato loro nulla), la direzione regionale fa partire alle ore 15.14 del 13 dicembre scorso un messaggio in Hermes per comunicare il trasferimento della struttura di Guidonia presso i locali dell’agenzia di Tivoli da… oggi!!!

Con buona pace dell’utenza in un solo weekend.

Della serie c’è da spostare una macchina.