Dal sopralluogo effettuato lo scorso 3 gennaio presso la nuova sede provinciale integrata di Rieti, la prima ad essere partita a livello sperimentale nove mesi or sono, è emerso un quadro con alcune luci, offuscato tuttavia da molte ombre.
A dispetto di taluni roboanti proclami, l’organizzazione interna è ancora carente e nonostante gli sforzi si continua a viaggiare tuttora per compartimenti stagni. Dal punto di vista logistico, la definitiva chiusura della sede ex INPDAP al 31.12 ha accelerato le operazioni di trasferimento degli archivi e di altre suppellettili. I lavori necessari per l’adeguamento della reception possono dirsi ultimati, non così per il centro medico legale, con i gabinetti diagnostici ancora da riallocare. Capitolo a parte per quanto riguarda gli archivi la cui particolare conformazione non consente lo spostamento di quelli rotanti ex INPDAP, dal costo esorbitante ed ora abbandonati nella vecchia sede, mentre restano da sistemare i fascicoli. A questo proposito la USB ha recentemente chiesto una mappatura urgente sia delle postazioni di lavoro che delle pratiche ex INPDAP da mettere in archivio. Ma quella che invece appare decisamente in alto mare è la ristrutturazione del primo piano dello stabile, giacché mancano notizie ufficiali sulla gara d’appalto e ciò induce a pensare che i tempi siano destinati inevitabilmente ad allungarsi.
Acquista in merito un particolare significato la richiesta avanzata dalla USB già in occasione del secondo osservatorio provinciale sulla riorganizzazione circa la sospensione della sperimentazione del processo integrativo, fino all’ultimazione dei lavori (verbale del 18.07.13). Richiesta poi rinnovata nell’unico osservatorio regionale e puntualmente disattesa.
Da segnalare che la recente dismissione da parte dei commercianti affittuari di ben quattro locali di proprietà dell’Istituto (tutti ubicati all’interno dello stesso edificio, lateralmente all’ingresso principale che dà sulla via Cinzia) non è stata evidentemente presa nella dovuta considerazione. Ciò almeno per il momento. Così come i locali della ex vigilanza situati alle spalle dei negozi e comunque da mettere a norma offrirebbero altri spazi per i gabinetti diagnostici e gli archivi. Di positivo c’è da rimarcare l’ubicazione finalmente corretta dei locali assegnati ai due centralinisti, adiacenti ed in prossimità dell’unica via di fuga presente, la complessiva sistemazione degli sportelli dotati di nove ben distinte postazioni e naturalmente l’abnegazione dei colleghi tutti nel sobbarcarsi continue difficoltà. Il documento del 10.09.13 con cui si è proceduto da parte della direzione della sede alla costituzione di una delegazione trattante unica ha posto in evidenza il problema (oggi presente ovunque) della individuazione delle RSU per le attuali strutture, ferma restando l’attivazione della clausola di salvaguardia onde poter garantire comunque una rappresentanza. Problema che ci trascineremo ancora mentre due dei quattro membri firmatari stanno già approdando verso altri lidi. Velo pietoso sulla effettiva realizzazione di una integrazione esistente solo sulla carta, che produrrà, purtroppo, ripercussioni notevoli sui dati della produttività.
Ci sembrava giusto iniziare il nuovo anno partendo dalla sede sperimentale che è stata prescelta, quale prima vittima sacrificale, sull’altare di una integrazione imposta per decreto, i cui effetti nefasti si stanno estendendo a macchia d’olio.