L’esame congiunto delle tante problematiche che attanagliano ormai da tempo la sede provinciale di Latina ha vissuto ieri l’altro un nuovo farraginoso capitolo presso la direzione regionale che, per la verità, ha fatto in più occasioni fatica a entrare nel merito delle questioni che stanno lacerando il tessuto connettivo di una realtà eterogenea e complessa, peraltro ancor oggi suddivisa in due stabili.
Esistono certamente problemi logistici di non facile soluzione: proprio in questi giorni sono infatti iniziati i lavori di rifacimento dell’impianto di climatizzazione, per nuove dorsali elettriche e di tinteggiatura delle pareti, finalizzati a ricevere quanto prima i colleghi della gestione pubblica (lavori che tuttavia auspichiamo non arrechino poi interferenze), ma limitarsi a disquisire sulla struttura portante dell’edificio, pur doveroso per sicurezza, senza approfondire le cause oggettive del malessere generalizzato presente, non ci porterebbe poi da nessuna parte.
Eppure la RSU è stata chiara, le rivendicazioni legittime, il comunicato unitario dell’assemblea del 17 ottobre opportunamente riletto ha evidenziato la grande disorganizzazione esistente, il comportamento “ondivago” della direzione e, più in particolare, il lento stravolgimento dei rapporti e delle relazioni a ogni livello.
Perché alla radice del malessere vissuto a Latina con mille sfaccettature ci sono proprio situazioni stratificate nel tempo che hanno prodotto e producono stress elevato e tensioni continue. Non può bastare perciò la fotografia del momento.
Considerate le notevoli sofferenze e le ingiustizie patite, per provare a riportare un clima di serenità e di fiducia reciproca in sede oggi è necessario innanzitutto che gli attuali vertici dirigenziali e i titolari di posizione organizzativa assumano comportamenti corretti e trasparenti con spirito collaborativo, anziché pensare a coltivare squallidamente il proprio orticello e senza dimostrare peraltro alcuna autorevolezza.
Velo pietoso sul vergognoso comportamento assunto dalla UILPA Lazio, che ha pensato bene prima di difendere la Trimurti (o direzione provinciale a tre teste) minimizzando la situazione nel corso della riunione e addebitando infine ad una “sparuta minoranza” il caos organizzativo che invece ha contribuito a produrre, dilaniando i lavoratori con lo scandaloso mercato delle posizioni organizzative.
Su questa base, il fatto che l’amministrazione ancora perseveri a discettare sul “benessere organizzativo” può rappresentare, nel martoriato territorio dell’agro pontino e aldilà di ogni ulteriore chiarimento, una vera e propria provocazione.
Per quanto concerne il frettoloso provvedimento di assegnazione ad altra sede riguardante il personale della gestione pubblica distaccato a Latina ed emanato dalla direzione regionale, abbiamo dapprima chiesto di soprassedere (in attesa della convocazione sul tavolo nazionale) e poi il ritiro del provvedimento stesso al fine di tranquillizzare i 15 colleghi interessati. Ma è stata un’occasione persa.
Il problema resta comunque sul tappeto e rischia di estendersi in quanto, come avevamo già illustrato in occasione del sopralluogo, i lavoratori delle 3 direzioni centrali (entrate, posizioni assicurative e pensioni) sono complessivamente 34.
Prendere le distanze da chi ha seminato zizzania e clientele, erigendo in questi anni steccati tra i colleghi e favorendo pochi a danno di molti, rappresenta oggi un dovere morale ed anche l’unica strada percorribile per uscire dalla palude.