Oggi si terrà un nuovo incontro per la definizione del Contratto integrativo INPS 2018. Oltre all’ormai acquisito ripristino del valore intero del TEP a far data dal gennaio 2018 per coloro a cui è stato decurtato a seguito del passaggio economico nelle selezioni 2016-2017, l’accordo conterrà un aumento generalizzato del TEP di 25 euro mensili da gennaio 2018, che potrebbero diventare 50 o 100 euro dalla fine dello stesso anno.
Due misure economiche importanti che fanno parte del pacchetto di proposte avanzato dalla USB e sulle quali il sindacato di base in questi mesi ha lavorato alacremente, pur stando fuori dal tavolo sindacale di contrattazione nazionale. L’esigenza di togliere peso all’incentivo, trasferendo parte delle risorse nelle voci ricorrenti della retribuzione accessoria come il TEP, sembra ormai fatta propria anche da un’amministrazione che si rende conto che gli stipendi non potranno essere adeguati a breve con un rinnovo del contratto collettivo per il quale al momento non ci sono fondi sufficienti.
Qualcuno potrà sostenere che non stiamo parlando di risorse aggiuntive, ma di una semplice partita di giro. A noi sembra invece un passaggio importante (avevamo chiesto 200 euro di aumento mensile del TEP), perché sottraiamo risorse al ricatto dell’incentivo e tuteliamo le retribuzioni da eventuali attacchi al salario accessorio da parte del Ministero dell’Economia.
A questo punto nel Contratto integrativo INPS 2018 manca un’altra proposta avanzata dalla USB e che riguarda i lavoratori delle Aree A e B: l’ulteriore incremento mensile del TEP di 60 euro per l’Area A e 65 euro per l’Area B per indennizzare quel personale rispetto alle mansioni effettivamente svolte, incremento da mantenere fino al passaggio in Area C. Siamo consapevoli che una misura economica non sostituisce il corretto inquadramento in Area C, ma dobbiamo fare i conti con la realtà e da tempo stiamo lavorando per un accorciamento delle differenze retributive tra il livello iniziale dell’Area A e quello apicale dell’Area C. Alcuni anni fa proponemmo una piramide rovesciata del TEP con maggiori risorse da assegnare a chi guadagna di meno, ma trovammo l’ostacolo delle altre organizzazioni sindacali.
Se anche questa proposta dovesse essere accolta dal tavolo sindacale nazionale, potremmo a ragione sostenere di avere contribuito a costruire un accordo positivo per i lavoratori dell’Istituto, accordo che comunque non avremmo firmato per la presenza nel testo del Contratto integrativo del super incentivo individuale e dell’aumento dell’indennità delle posizioni organizzative a scapito delle risorse del Fondo. Questo a riprova che gli accordi non sono di chi li sottoscrive ma di chi li costruisce, come abbiamo fatto in tanti anni di impegno sindacale, costretti per coerenza di pensiero a non firmare intese che avevamo contribuito ad arricchire in modo costruttivo e positivo per i lavoratori, questo a causa di norme indigeste imposte dalle altre organizzazioni sindacali. E questa è storia.