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Lazio

QUADRATO

Roma,

01/15

Dunque, sono trascorse appena tre settimane dall’ennesimo accordo a perdere siglato dai confederali, che va ignominiosamente a integrare tutte le precedenti firme capestro apposte negli ultimi anni a danno dei lavoratori (vedi allegato).

Un impressionante elenco di collaborazionismo allo stato brado, attivato dentro e fuori il maggior Istituto europeo, che di fatto ha portato allo smantellamento progressivo dell’ente, grazie a una “riorganizzazione” palesemente fallimentare sdoganata fin dal 2008, imposta dalla controparte e messa in piedi con gli spilli prima ancora della recente “integrazione” (peraltro esistente solo sulla carta).

Sui contenuti dell’ipotesi di CCNI 2014, dello striminzito accordo di programma 2015 e del velleitario verbale d’intesa aggiuntivo in materia di produttività si fa sostanziale rinvio al comunicato 1 diramato a livello nazionale dalla nostra OS.

Vogliamo invece soffermarci sulla magica serata del 23 dicembre u.s. in pratica sul saluto di presentazione, poi trasformatosi in repentino commiato, del nuovo Commissario Treu, perché fotografa alla perfezione l’odierna situazione di crisi da un lato e la distanza siderale tra voli pindarici, chiacchiere e realtà dall’altro.

Abbiamo infatti dovuto dapprima sorbirci quaranta minuti circa all’insegna della fantomatica ricercata “stabilità” conditi da pressanti inviti alla condivisione (ma di che cosa?) ed infine l’insulso balletto di numeri e cifre per i poveri superstiti.

Alle ore 10 del giorno successivo, vigilia di Natale, il “rottamatore” per eccellenza decretava la nomina di Tito Boeri alla guida dell’INPS. Alla faccia della stabilità.

Velo pietoso sulle figure veramente barbine rimediate dall’amministrazione, rassegnata ad un mastodontico contenzioso, sugli esuberi e pensionamenti. Ma quel che è peggio senza assumere nel merito nessuna posizione ufficiale, come se stessimo discutendo di pentole e tegami e non fossero fatti suoi (sic!!!). Con tanti saluti alle indicazioni fornite dal Ministero del Lavoro, interpellato apposta.

Sul fronte esterno, al di là di tardive prese di posizione dei confederali assunte ormai a babbo morto, l’ampio successo registrato per tutto il mese di dicembre dalla petizione on line lanciata dalla USB Pubblico Impiego con lo slogan SIAMO TUTTI CREDITORI DELLO STATO (mandato letteralmente in tilt l’ufficio addetto di Palazzo Chigi) resta l’unico segnale tangibile inviato al Governo per ottenere il pagamento degli arretrati dovuti al blocco dei contratti, compresa l’inflazione. Ma non basta.

Perché questo blocco potrebbe essere esteso fino al 2020, con la scusa che poi qualcuno la crisi la dovrà pur pagare e senza comprendere che si tratta, come i maggiori economisti sostengono, di una crisi del sistema e non semplicemente economica. Un sistema perverso che produce nuovi poveri ed evidenti iniquità.

Alla luce di quanto sopra e consapevoli di tutto ciò, registriamo che tre milioni di dipendenti pubblici sono inevitabilmente giunti al bivio e hanno la possibilità di cambiare, rinforzando ovunque le liste della USB alle prossime elezioni RSU.

Vogliamo perciò iniziare questo nuovo anno partendo da un’immagine simbolo: lo scudo di USB riprodotto sui manifesti che ci difende dagli attacchi concentrici della controparte, dei soliti collaborazionisti a turno e dei sindacati concertativi. Facciamo quadrato nella difesa dei nostri diritti, perché nessuno lo farà per noi.