L’11 gennaio scorso affrontavamo il problema del servizio di telefonia INPS, evidenziando i ritardi della società vincitrice dell’appalto nel fornire a tutto il personale gli apparecchi telefonici. Da più parti ci venivano segnalate situazioni di sedi isolate, tanto da indurre l’Istituto, per quanto se ne sappia, ad interessare l’avvocatura centrale per valutare eventuali sanzioni.
Ieri sera il problema è finito su “Striscia la notizia”, la nota trasmissione in onda su Canale 5 dopo il Tg delle 20. L’INPS ancora una volta è stato oggetto di pubblico dileggio su un programma che si è già ampiamente interessato dell’Istituto con il caso Infante, che risulta tuttora irrisolto. Un ulteriore colpo all’immagine dell’INPS. E non ci riferiamo al quadretto di Staffelli che citofona a casa Boeri, perché quello è solo spettacolo: se l’inviato di “Striscia” avesse voluto incontrare il presidente, certamente avrebbe avuto occasioni diverse da quelle di citofonare alla sua abitazione a chissà quale ora del giorno.
Dal servizio di “Striscia” ancora una volta purtroppo emerge un’immagine negativa dell’Istituto, incapace addirittura di far funzionare le linee telefoniche. Quando fu nominato presidente Antonio Mastrapasqua, disse che l’INPS era un carrozzone da rendere efficiente; quando iniziò il suo mandato, Boeri riferì in Parlamento che l’INPS aveva undici criticità sulle quali intervenire. Negli ultimi dieci anni l’Istituto, con questi due mandati presidenziali, ha notevolmente peggiorato la propria organizzazione ed efficienza. Questo è un dato inoppugnabile che dovrebbe far riflettere l’attuale governo nel momento in cui si appresta a decidere il futuro assetto di governo dell’ente.
Per quanto riguarda la questione dei telefoni è inaccettabile che ancora oggi si scontino i ritardi verificati e che proseguano i disservizi evidenziati. Chi ha vinto l’appalto non sapeva che avrebbe dovuto consegnare oltre 40.000 apparecchi telefonici? O aveva una partita di cuffie da piazzare? Ci dicono che in alcune sedi i telefoni sono stati consegnati in numero insufficiente e che ancora oggi la società non ha provveduto all’abilitazione e al funzionamento dei collegamenti, per cui molte strutture risultano tuttora isolate. La soluzione non può essere quella di obbligare i lavoratori a ritirare le cuffie, come accaduto a Milano dove la USB, e solo la USB, è intervenuta prontamente per chiarire che non c’è alcun obbligo da parte dei lavoratori al ritiro delle cuffie, con o senza i 70 euro di eventuale penale per smarrimento o mancata restituzione. Devono essere consegnati ovunque gli apparecchi telefonici e devono essere attivati i collegamenti, questi sono gli unici adempimenti che l’amministrazione deve garantire che siano effettuati al più presto.
In allegato al presente comunicato vi inviamo la richiesta d’informativa che abbiamo trasmesso stamattina all’amministrazione centrale, richiamando un articolo del D. Lgs. 165/2001 che garantisce un’adeguata informativa a tutte le organizzazioni sindacali, indipendentemente dalla firma dei contratti. Auspichiamo che il capo del personale, dal quale dipendono le relazioni sindacali, ne tenga conto.