L’incontro svoltosi lo scorso venerdì presso la direzione provinciale di Frosinone doveva probabilmente servire nelle intenzioni dell’amministrazione a spiegare ancora una volta al volgo i cruscotti, persistere per quanto possibile sulla bontà delle operazioni in corso e magari trovare pure qualcuno disposto ad immolarsi sull’altare della produttività a tutti i costi. Come peraltro si sta facendo da anni.
La ricerca affannosa di “motivazioni” che hanno portato Frosinone, questa volta in nutrita compagnia, a mancare gli obiettivi di qualità non si spiega altrimenti. Una ricerca che, sia pur minuziosa ed accurata da una parte, oggettivamente ci risulta senza senso dall’altra, comunque insufficiente a spiegare in modo chiaro come mai, di fatto, si lavora di più e si viene sistematicamente pagati di meno.
Perché se non si comprende che le ragioni per le quali Frosinone è sprofondata in questo abisso da sempre sono squisitamente di carattere politico, si passerà il resto della vita a cercare inutili pezze giustificative.
Non a caso la nuova direzione di sede ci ha comunicato che sta approntando (quale estrema ratio) un apposito dossier per quella che viene considerata come una défaillance, dossier da utilizzare in caso di bisogno in direzione regionale, mentre la collega addetta al controllo dei dati produttivi si è letteralmente sperticata sulla cosiddetta “neutralizzazione del dato” nonostante tutto e sulle decisioni assunte dalla PPC, che cambiano le regole in corso d’opera. Come se questa fosse la prima volta…
Il conclusivo appello della direzione di sede rivolto ai lavoratori affinché “non si tirino i remi in barca in questo particolare frangente” la dice lunga al riguardo e palesa il malcelato timore che prima o poi ci possa essere finalmente una vera e propria sollevazione contro simili assurdità. Visto che migliorare non basta !!!
A questo proposito la USB ha ribadito a chiare lettere che non se ne può più di queste continue fallimentari sperimentazioni fatte sulla pelle dei lavoratori, che siamo stanchi di ascoltare parole vuote tratte da un vocabolario ormai desueto, quali nuova strategia organizzativa – differente controllo di gestione – l’eredità scomoda o il solito meccanismo perverso, utili ad ingannare gli ultimi “peones”.
Abbiamo anche chiarito che, pur prendendo atto delle immancabili promesse di circostanza, appare oggi più che mai indispensabile drizzare le antenne, al fine di evitare l’anno prossimo nuove spiacevoli sorprese non recuperabili sul saldo.
Ad ogni buon conto, resta la considerazione di fondo che, per non continuare a correre stupidamente dietro i numeri e abbandonare definitivamente il vizio del gioco delle tre carte, è auspicabile il risveglio delle coscienze dall’appiattimento.
Per quanto concerne l’orario di servizio e di lavoro, dopo aver immediatamente rilevato il comportamento a dir poco anomalo della direzione, che prima adotta un provvedimento e poi convoca le OOSS, si ritiene inaccettabile e pretestuosa la famosa “mediazione” proposta dall’amministrazione centrale di aumentare da 50 a 53 il numero di ore settimanali, peraltro aprendo pure lo sportello in contropartita.
La USB pertanto sostiene le decisioni assunte nel merito dalle RSU di Frosinone e Cassino di conservare l’orario pregresso, frutto di contrattazioni che tengono conto delle peculiarità del territorio. E rispondono ai reali bisogni del personale.