Vili, pusillanimi e codardi sono quelli che oggi attaccano Boeri, mentre per quattro anni si sono comportati da servi, facendo finta di non vedere conflitti d’interesse, forzatura delle norme, abuso di potere.
Si sta ripetendo lo stesso squallido copione recitato nel momento della caduta di Mastrapasqua, perché i vili, i pusillanimi e i codardi trovano il coraggio solo quando sanno che la loro preda non può o non ha più motivo di aggredirli. Agiscono a tradimento, aspettando che il loro avversario volti le spalle.
Quanto siamo distanti da coloro che solo oggi sembrano scoprire le responsabilità del presidente uscente, ergendo il loro flaccido corpo ed emettendo un ruggito che rimane strozzato nella loro famelica gola.
Per noi Boeri in questi quattro anni è stato un avversario politico, perché distanti sono le rispettive idee sul sistema previdenziale del Paese, diverso è il concetto di trasparenza e incolmabile è la distanza tra ciò che per noi rappresenta buona amministrazione pubblica e quello che abbiamo visto attuare all’interno dell’Istituto.
Siamo intervenuti ogni volta, ribattendo colpo su colpo, a viso aperto, lealmente, agendo con il coraggio, la determinazione e la correttezza che anche i nostri avversari ci hanno sempre riconosciuto. Non sappiamo se Boeri sia tra questi, ma nel momento in cui si appresta a lasciare l’INPS al termine del suo incarico, vogliamo augurargli con la sincerità di sempre ogni bene possibile e con altrettanta sincerità dirgli che aspettavamo questo momento. Ancora oggi in un’intervista al quotidiano “la Repubblica”, da presidente dell’INPS, rilascia dichiarazioni stridenti con la realtà e con le iniziative che hanno caratterizzato il suo mandato, e questo non possiamo e non vogliamo tacerlo, come non possiamo ignorare che l’Ente funzioni peggio di quattro anni fa.
Dal 17 febbraio, smettendo il ruolo di presidente dell’Istituto, Boeri potrà tornare a manifestare liberamente le sue idee sul Welfare, mentre da presidente dell’INPS avrebbe fatto bene ad evitare di esporre l’Ente sulle pagine dei giornali per questioni non attinenti all’attività istituzionale. Se in un passato anche recente abbiamo polemizzato con il presidente in modo anche vigoroso, in questo momento vogliamo salutare l’uomo più che il manager augurandogli - “Buona vita, professore”.