In questi giorni si sta diffondendo l’allarme sul numero complessivo di passaggi economici che saranno messi a bando con decorrenza gennaio 2015 e sull’intero impianto delle nuove selezioni.
Quando si è cominciato a parlare di riattivazione dei percorsi di crescita professionale all’INPS, il Capo del Personale si presentò al tavolo sindacale nazionale promettendo un passaggio a tutti nell’arco del biennio 2015-2016. Poi la palla passò all’attuale Capo Delegazione che si limitò ad indicare per il solo 2015 una percentuale di passaggi pari al 40%. Oggi sembra sia intervenuto il Direttore generale a mettere ulteriori paletti e ad abbassare ancora la percentuale di passaggi portandola al 20/30% del personale interessato.
E’ un gioco che non accettiamo. Bisognerebbe spiegare al Direttore generale, che evidentemente non conosce gli accordi e i meccanismi che regolano il Fondo di Ente, che ogni lavoratore si paga il 70% del costo del passaggio con il riassorbimento di quanto percepisce mensilmente come TEP (trattamento economico di professionalità), mentre il restante 30% è finanziato dal Fondo di Ente che è costituito in buona parte da risorse sottratte ai lavoratori al momento dei rinnovi dei contratti nazionali di lavoro. Infatti, nel siglare i contratti, una quota invece di incrementare lo stipendio tabellare e finire nelle tasche dei lavoratori, veniva dirottata nei Fondi di Ente. Negli anni, quelle risorse hanno finanziato non solo il premio di produzione ma anche le indennità, le posizioni organizzative e i passaggi. Mentre tutti i lavoratori hanno finanziato il Fondo in egual misura, non a tutti poi sono state distribuite le risorse e non tutti hanno avuto le medesime opportunità. Per questo oggi è opportuno, se non addirittura indispensabile, che sia garantita a tutti l’opportunità della crescita professionale ed economica.
Ma c’è di più. Siamo alla vigilia di un probabile accorpamento dei settori di contrattazione e i lavoratori dell’INPS, insieme a quelli degli Enti pubblici non economici, finiranno nel “Comparto Statali”, insieme a Ministeri e Agenzie Fiscali. Prima che si concretizzi tale eventualità, riteniamo si debba intervenire con la contrattazione integrativa per dare a tutti l’opportunità di passare al livello economico superiore.
Per i lavoratori delle Aree A e B è invece necessario prevedere nel biennio 2015-2016 un doppio passaggio, per essere collocati tutti nelle posizioni apicali della singola area (A3 e B3). Questo era e rimane un obbiettivo della USB e al momento non è previsto né dall’accordo di programma 2014-2016, né dall’intesa del 23 giugno sui criteri per le selezioni, entrambi sottoscritti da CGIL-CISL-UIL-CISAL.
Una riflessione va fatta anche per i lavoratori che già si trovano ad A3 e B3. L’INPS non può indugiare oltre e deve chiedere al governo l’autorizzazione ad effettuare i passaggi da un’area all’altra e con i criteri stabiliti dal contratto collettivo. Se non si interviene adeguatamente i lavoratori delle Aree A e B continueranno a subire torti che, a parole, nessuno vuole.
Quando incontreremo nuovamente l’Amministrazione al tavolo sindacale nazionale ripartiremo da questi obbiettivi e chiederemo un impegno scritto per il biennio 2015-2016 che porti a realizzarli pienamente.
Connettiamo nuovamente le vertenze e le lotte tra loro, perché i buoni accordi si raggiungono solo con la mobilitazione e non con le deleghe in bianco.