L’intera trasmissione “Presa diretta”, andata in onda ieri sera su Rai3, è stata dedicata all’INPS, seguendo il comune denominatore della sostenibilità dei conti del bilancio dell’ente.
Per lo più si è trattato di argomenti già noti e affrontati da precedenti trasmissioni, sui quali anche ieri sera si è fatto purtroppo del facile populismo, senza andare a fondo dei problemi. Ci riferiamo alle false invalidità, alle scandalose “pensioni d’oro” e ai vitalizi dei politici, nonché alla gestione e alla svendita del patrimonio immobiliare. Solo quest’ultimo argomento meriterebbe un’intera trasmissione di approfondimento, perché i governi che si sono succeduti negli ultimi quindici anni alla guida del Paese hanno fatto scempio del patrimonio immobiliare pubblico, costruito con i contributi dei lavoratori, svendendolo in nome di un inarrestabile debito pubblico.
E’ stata imposta persino l’alienazione degli stabili ad uso istituzionale, che sono stati ceduti a prezzo di saldo a gruppi di immobiliaristi. Il ricavato della vendita è andato a rimpinguare le casse della Ragioneria generale dello Stato, mentre alle amministrazioni pubbliche è rimasto l’onere degli affitti a prezzo di mercato di immobili che in precedenza erano di loro proprietà. Nessuna famiglia cederebbe la propria casa restando a pagare un affitto che in dieci anni annullerebbe il prezzo di vendita. E’ un esempio di cattiva amministrazione dello Stato che abbiamo fatto ormai tante volte. Così come abbiamo denunciato da tempo episodi di cattiva amministrazione e di illegittimità nella gestione e nella vendita del patrimonio immobiliare dell’INPS, atti che rimangono ancora oggi al vaglio della magistratura. Ci riferiamo a contratti di gestione rinnovati per anni a condizioni svantaggiose evitando di passare attraverso una gara pubblica e alla vendita a prezzi stracciati di appartamenti scomparsi misteriosamente dagli elenchi degli immobili di pregio.
Torniamo tuttavia al comune denominatore di “Presa diretta” che è stato la sostenibilità del bilancio INPS. Ancora una volta si è parlato del passivo di bilancio ereditato dall’INPDAP, dovuto al mancato versamento dei contributi dei lavoratori da parte delle amministrazioni dello Stato. Purtroppo anche a “Presa diretta” non è stato sottolineata la pessima scelta di sopprimere l’INPDAP e di mettere insieme capra e cavoli, unendo una gestione pubblica che poggia su contributi virtuali ad una privata che è fatta di entrate vere. Si è voluto scaricare l’evasione di Stato sul bilancio dell’INPS determinando un preoccupante squilibrio dei conti.
La soppressione dell’INPDAP è stata una decisone in linea con le politiche di affossamento della previdenza sociale pubblica. E’ da qui che bisognerebbe ripartire per affrontare il tema dei temi: come sarà la pensione pubblica del futuro? La trasmissione di ieri sera lo ha appena accennato attraverso la proiezione del futuro assegno pensionistico di alcuni lavoratori attualmente precari o iscritti alla gestione dei parasubordinati. Il risultato è quello che andiamo denunciando da tempo: pensioni al limite dell’assegno sociale. L’INPS è destinato a trasformarsi in un ente assistenziale e i lavoratori sono proiettati verso una vecchiaia d’indigenza. E’ questo il Paese che stanno costruendo ed è un Paese che non ci piace. Il tema delle pensioni deve tornare al centro del dibattito politico per attuare scelte che assicurino in futuro una pensione dignitosa a tutti. S’intervenga pure sui vitalizi dati ai politici a soli quarant’anni di età e s’interrompa lo scandalo delle pensioni da decine di migliaia di euro al mese. Tutto questo in ogni caso non basterebbe a risolvere il problema. C’è da ripensare la politica sociale di questo Paese ripartendo dai bisogni di chi sta peggio e non assicurando ulteriori privilegi a chi sta meglio.