Il metodo Boeri torna agli onori delle cronache e lascia ancora una volta il segno. A seguito del recente bando per l’attribuzione dell’incarico di coordinatore generale statistico attuariale, la commissione che ha esaminato i curricula ha indicato una terna di nominativi tra i quali si sarebbe dovuto scegliere il professionista a cui affidare l’incarico, ma i nominativi evidentemente non erano di gradimento di Boeri che ha scelto un professionista fuori rosa.
A darne notizia è stato il 5 ottobre scorso il quotidiano “LaVerità”, diretto da Maurizio Belpietro. Tutto regolare, per carità, Boeri non ha commesso alcuna illegittimità perché il regolamento per l’attribuzione degli incarichi, da lui rivisto tempo fa, prevede sì la commissione esterna, ma anche la possibilità che del parere della commissione non se ne tenga conto. E allora perché l’accademico meneghino l’ha voluta? Per far vedere che l’operato dell’INPS, e in special modo il suo, è trasparente, rispondiamo noi, salvo poi fare sempre come gli pare e piace.
Gli esempi ormai sono innumerevoli. Emblematico il caso del bando per l’attribuzione del ruolo di capo ufficio stampa dell’INPS, che viene ricordato anche nell’articolo de “LaVerità”. La selezione pubblica si concluse con l’individuazione di un vincitore a cui non fu mai attribuito l’incarico perché non gradito a Boeri. Potremmo ricordare l’incarico affidato a Maria Cozzolino, proveniente dal Ministero dell’Economia, dopo il sistematico impallinamento di tutti i professionisti del coordinamento statistico attuariale. Quando c’è da trattare i dati dell’INPS, Boeri degli interni non si fida, tanto è vero che a guardia dei dati ha preferito mettere Massimo Antichi, persona di sua fiducia, che va avanti da una vita ad incarichi art. 19, 6° comma, del D. Lgs. 165/2001, non avendo mai vinto un concorso da dirigente della pubblica amministrazione. Inoltre, l’economista della Bocconi ha chiamato a sé una schiera di professori universitari, tra questi Pietro Garibaldi, a cui ha affidato la direzione scientifica dei VisitInps Scholars, compensandolo per l’incomodo con l’incarico di amministratore unico di Italia Previdenza – Sispi S.p.a., la società interamente partecipata dall’INPS che gestisce, tra le altre cose, il trattamento di fine rapporto dei dipendenti delle Poste prima della privatizzazione dell’ente e Fondinps, il fondo a cui affluisce il tfr inoptato dei lavoratori.
Anche quando c’è da assumere con concorso pubblico Boeri preferisce affidarsi ad esterni per la composizione delle commissioni d’esame, riservando ai dirigenti INPS il ruolo di sostituti. Non è per sfiducia verso la classe dirigente dell’Istituto, anche se il sospetto ci viene e in ogni caso non è un bel segnale verso tali dirigenti, siamo sicuri che lo faccia come suo solito per assicurare trasparenza, quindi se ne deve dedurre che i dirigenti interni non darebbero analoghe garanzie.
Aridanghete: Tito, come la metti la metti, il tuo comportamento sembra più quello di un imprenditore privato che di presidente dell’INPS, anzi, se la possiamo dire tutta, sembri più una specie d’imperatore che non deve rispondere a nessuno del suo operato, perché gli altri sono considerati tutti “sudditi”. Così hai fatto col CIV dell’Inps, innescando un braccio di ferro prima sul regolamento d’organizzazione e poi sulla nomina dell’OIV, tenendo in ostaggio per lungo tempo i lavoratori dell’Ente che aspettavano il pagamento dell’incentivo.
Non ci stancheremo mai di chiedere la revisione della governance dell’Istituto e lo faremo finché non l’otterremo, perché si metta fine a quell’obbrobrio uscito dal D.L. 78/2010. Allo stesso tempo faremo la guerra a chiunque operi per smantellare l’Ente, impegnandoci a lottare fino all’ultimo respiro per evitare che l’INPS abbandoni i territori. Le 6.000 assunzioni chieste dalla USB bisogna farle subito, gli organi dell’Istituto sarebbero dovuti andare dal Governo mettendo sul piatto le proprie dimissioni se non avessero ottenuto l’autorizzazione a salvare questo importante pezzo di stato sociale. Ma chi trovi che abbia il coraggio di fare una cosa del genere? E allora andiamo avanti noi, il popolo dell’INPS, lavoratrici e lavoratori che non abbiamo poltrone da salvaguardare perché nella vita abbiamo scelto la strada più difficile, quella che passa per gli ideali di libertà, solidarietà, difesa dei più deboli, noi che non siamo mai stati in vendita. Abbiamo ben chiaro il ruolo dell’INPS e per questo lo difendiamo con coraggio, contro chi vuole smantellare il sistema previdenziale pubblico o fa un uso politico delle banche dati dell’Ente.