Dovrebbe essere alle battute finali la corsa per la nomina a Commissario dell’INPS, in attesa di un Consiglio d’Amministrazione che probabilmente sarà nominato solo dopo la conversione del D.L. del 28 gennaio 2019 N. 4.
I nomi che rimbalzano nelle ultime ore sono quelli di Pasquale Tridico, professore di politica economica presso l’Università Roma Tre, considerato il padre del Reddito di cittadinanza e già candidato del M5S a Ministro del Lavoro, e Marina Calderone, potente Presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, confermata nel 2017 per la quinta volta consecutiva al vertice dell’ordine.
A quattro giorni dall’addio all’INPS di Tito Boeri, il governo non ha ancora sciolto il nodo della guida di un Istituto che gestisce il secondo bilancio pubblico dopo quello dello Stato e rappresenta il principale punto di riferimento del Welfare nazionale.
Tridico si presenta con obiettivi di tutto rispetto: via il Jobs Act, ripristino dell’art. 18 e pensionamento con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Tuttavia sono tre punti declinabili più dal ruolo di Ministro del Lavoro che da quello di Presidente dell’INPS. Non vorremmo che ripercorressimo i problemi avuti con Boeri, interessato più a dire la sua sulle politiche dei governi che si sono succeduti nel corso del suo mandato che a guidare con competenza l’Istituto, nell’interesse dei cittadini e nel rispetto delle politiche decise dagli esecutivi. Più che un professore, all’INPS serve un manager pubblico competente, di esperienza e interessato a svolgere al meglio il compito affidatogli.
Calderone si presenterebbe con un conflitto d’interesse grande quanto una casa, perché non stiamo parlando di un semplice consulente, ma di chi per anni ha rappresentato e continua a rappresentare una delle categorie rispetto alle quali l’INPS deve porsi in modo equidistante, evitando qualunque commistione.
C’è ancora pochissimo tempo. Il governo faccia la scelta giusta nell’interesse della funzione che l’Istituto deve mantenere, anzi, a dire il vero, recuperare pienamente dopo anni di buio organizzativo e funzionale.