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L'INPS E' ORMAI UN CAMPO MINATO, SI VOLTI PRESTO PAGINA

Nazionale,

Comunicato n. 03/19

Un mese fa abbiamo dato notizia del tentativo di costruire veri e propri dossier per cercare di screditare chi è inserito nella lista dei papabili futuri organi dell’INPS ma è inviso all’attuale management dell’Istituto, argomento affrontato con un certo rilievo anche dalla stampa nazionale. Ieri sul quotidiano “La Verità” è stata pubblicata la notizia dell’accesso alla posizione dell’ex direttore generale Mauro Nori da parte di un funzionario e di un dirigente dell’Istituto e non certo per curiosare sui suoi dati contributivi, che già rappresenterebbe un illecito.

Sembra che la “ricerca” fosse finalizzata a verificare i titoli di accesso del dott. Nori al concorso a dirigente dell’INPS, titoli che a detta del giornalista che ha pubblicato la notizia sono già stati più volte oggetto di valutazione nei percorsi di carriera dell’ex direttore generale. Quel che è ancora più grave è che, sempre secondo l’articolo pubblicato ieri, ad ordinare l’accesso sia stato l’attuale presidente dell’INPS, una notizia che, da sola, è sufficiente a descrivere il clima avvelenato che si respira ormai nell’Istituto. Dal presidente Boeri ci aspettiamo una pronta smentita rispetto a quanto riportato dalla stampa, altrimenti saremmo di fronte a fatti penalmente perseguibili e il professore non dovrebbe aspettare un minuto di più a rassegnare le dimissioni dall’incarico, per togliere l’INPS da un evidente imbarazzo.   

Sempre nell’articolo pubblicato ieri si fa riferimento alla decisione del presidente Boeri di bloccare da settembre 2018 il pagamento del Tfs degli avvocati, che dal 1982 contiene nella base di calcolo anche gli onorari. Nel 2010 la Corte di Cassazione aveva stabilito che il Tfs dovesse essere calcolato sulla sola retribuzione tabellare e il prof. Boeri, trasmettendo gli atti alla Corte dei conti ha censurato il comportamento del dott. Nori che non si era adeguato alle decisioni della suprema Corte. L’ex direttore generale dell’INPS ha però replicato trasmettendo alla Corte dei conti la delibera N. 44 del 2015 con la quale il dott. Massimo Cioffi, subentrato al dott. Nori nell’incarico di direttore generale dell’INPS e di fatto imposto al ministro Poletti dal prof. Boeri, confermava il regolamento degli onorari dei professionisti legali, delibera approvata dal presidente dell’INPS successivamente all’uscita di scena del dott. Nori.

“La Verità” riporta che controlli indebiti sarebbero stati effettuati anche sul dott. Fabio Vitale, direttore regionale del Lazio e sulla dott.ssa Gabriella Di Michele, attuale direttore generale dell’INPS, finiti probabilmente a diverso titolo su una lista di proscrizione, mentre il dott. Vincenzo Damato, direttore centrale della direzione organizzazione e sistemi informativi, ha scritto ai superiori del funzionario e del dirigente che hanno indagato la posizione del dott. Nori chiedendo spiegazioni sugli accessi. Si paventa un’azione disciplinare che, in precedenti casi analoghi, ha comportato il licenziamento. In ogni caso a nostro parere andrebbe distinta la posizione del funzionario da quella del dirigente, perché anche se fosse provata la pressione esercitata dal massimo livello dell’Istituto, ad un dirigente non può essere concesso di disconoscere il proprio ruolo che consiste anche nel respingere e denunciare eventuali richieste d’illecito.

Alcuni giorni fa abbiamo scritto al governo chiedendo un rapido intervento sulla governance dell’Istituto, per ripristinare un clima di fiducia nei confronti dell’INPS e di tranquillità tra i lavoratori dell’ente. Ribadiamo ancora una volta questa necessità inderogabile. Si agisca in fretta così da interrompere una volta per tutte una guerra di veleni che fa male a tutti e principalmente all’immagine dell’INPS.